Serie A Fashion week

Lo slogan dovrebbe essere "Vieni avanti, creativo"

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Lo slogan dovrebbe essere «Vieni avanti, creativo». C'erano una volta i rossoneri, i nerazzurri, i viola, i bianconeri, i granata, i giallorossi, quelli erano i colori distintivi delle squadre di calcio, al massimo una divisa di riserva con banda obliqua in omaggio alla casacca degli argentini del River Plate che vennero in Italia e in Europa per rendere memoria ai caduti del Grande Torino. Poi sono arrivati gli sponsor e gli e-strosi creatori di nuove linee, stilisti astuti che hanno dipinto, con fantasia improbabile sviluppata dal computer, maglie senza relazione con la storia e la tradizione dei club. Dunque ecco il «trasü de ciùc» (rigurgito) indossato dal Milan contro il Verona Hellas, a seguire l'Udinese, con il suo third kit (testuale) prima alla Milano Fashion Week poi in campo, contro la Fiorentina, una divisa ideata al buio, un paciocco più che patchwork (lavoro con le toppe) bagnato dalla sconfitta. Spopolano gli street artist in ogni parte del mondo calcio, i bambini chiedono in regalo la maglia della squadra del cuore, quando ricevono il pacco-dono prendono a frignare, non era quella del loro sogno, anzi è un incubo. Motivi di marketing, più maglie diverse uguale più entrate dalle vendite.

Anche gli arbitri seguono la tendenza, scomparse le giacchette nere oggi vestono casacche tinta evidenziatore, meglio così, più facili da individuare. Il principale nemico della creatività è il buonsenso. Lo diceva Picasso. E non giocava a football.

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