Serve coerenza anche sul fisco

Sulle "cartelle esattoriali" i cui pagamenti sono stati sospesi per la pandemia, si assiste a un duro scontro politico

Serve coerenza anche sul fisco

Sulle «cartelle esattoriali» i cui pagamenti sono stati sospesi per la pandemia, si assiste a un duro scontro politico. La questione riguarda in particolare le rate del 2020 e 2021 delle cosiddette «Rottamazione ter» (otto rate) e «Saldo e stralcio» (quattro). In virtù dell'ultima piccola proroga, i tempi per non perdere i benefici e non incorrere in sanzioni e interessi di mora sono scaduti ieri.

Il terreno dello scontro è facilmente delineato: da una parte il Pd che - pretendendo il rispetto dei tempi concordati per le varie proroghe - incarna la posizione tipica della sinistra statalista: le rate scadute sono entrate (circa 1,5 miliardi) che lo Stato aspetta di incassare da quasi due anni. Dall'altro - con Forza Italia in testa al gruppo del centro destra più allergico al Fisco - la proroga è invece vista come la decisione naturale per non schiacciare le categorie di lavoratori autonomi e piccole imprese che tuttora sono i più colpiti dalla crisi. Il punto non può essere quello di aderire a una o all'altra linea per convinzione ideologica. Bensì quello di scegliere la posizione che rappresenti simmetria ed equidistanza rispetto alla mediana delle decisioni prese fin qui dal governo Draghi in tema di economia della pandemia.

Ed è su questo presupposto che la proroga di queste cartelle esattoriali per un periodo di tempo significativo (nell'ordine di altri mesi), o ancor meglio attraverso una soluzione strutturale, ci pare la posizione condivisibile. Non si tratta, come dicono al Pd, di un provvedimento da mettere sul piatto della bilancia della re-distribuzione dei redditi che risulta dalla manovra sul Fisco, dopo gli accordi raggiunti tra i partiti di governo nelle scorse settimane. La sospensione delle rate non è che uno slittamento in avanti di entrate la cui certezza non varia con il tempo. Per il bilancio dello Stato non cambia sostanzialmente nulla. Per questo si tratterebbe di una scelta in linea con quella che il governo proprio ieri ha fatto prorogando al 31 marzo lo stato di emergenza. Se dunque l'emergenza va ancora avanti per almeno altri tre mesi, perché chiedere agli italiani di versare quelle rate a suo tempo sospese proprio per non pesare sullo stato di necessità dovuto a quella stessa emergenza? Perché questi due temi, così dialoganti tra loro, non avanzano di pari passo?

Parimenti, il pagamento in un'unica rata di questi debiti fiscali iscritti a ruolo è una evidente contraddizione con le altre politiche di sostegno sviluppate dal governo. Basti pensare ai ristori, rivolti a chi è in crisi di liquidità, ma a cui oggi si chiede di saldare il conto delle vecchie imposte.

O ad altre politiche di sostegno per le famiglie, come la conferma del reddito di cittadinanza o i nuovi ammortizzatori sociali.

Non si tratta dunque di posizione ideologica, ma piuttosto di buon senso e coerenza. Quello che pare ideologico, al contrario, è il pensiero - duro a morire anche con questa pandemia - per cui siamo tutti evasori nati.

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