Il braccio di ferro tra Campidoglio, da un lato, ed ex occupanti di palazzo Curtatone e movimenti per il diritto all’abitare sembra essersi concluso. Almeno per ora. Ma non ci sono vincitori. Via il gazebo, le coperte ed i cartoni. Il bivacco allestito all’ombra dell’Altare della Patria, a due passi da piazza Venezia, non c’è più. Nel tardo pomeriggio di oggi, infatti, i 57 migranti rimasti in strada in seguito allo sgombero dell’ex sede di Federconsorzi e Ispra hanno lasciato piazza Madonna di Loreto e si sono dispersi.
È stata una lunga battaglia di logoramento, nel corso della quale l’asticella della tensione si è più volte innalzata e le provocazioni dei movimenti per il diritto all’abitare non sono certo mancate. All’alba di ieri interviene una task force composta da polizia, carabinieri, polizia locale, sala operativa sociale del Comune e Ama. Lo scopo è duplice: smantellare il presidio abusivo e offrire assistenza alloggiativa agli aventi diritto. Tuttavia, già dalla tarda mattinata, l’operazione arriva ad un vicolo cieco. Ad eccezione di 3 persone, tutti i rifugiati che inizialmente hanno accettato il trasferimento nei centri di accoglienza di Casalotti e via Casilina, improvvisamente, ci ripensano. E tornano indietro. Un clamoroso buco nell’acqua, l’ennesimo dopo quelli che hanno scandito le “movimentate” cronache del 19 e 24 agosto scorsi. La Questura, ancora una volta, punta il dito contro gli antagonisti che avrebbero “sobillato” il buon esito delle operazioni e convinto gli ex inquilini di palazzo Curtatone a resistere. Dal canto loro i migranti sostengono di esser stati imbrogliati: “Ci hanno promesso una casa e invece ci hanno portato in un centro di accoglienza”. Qualche “compagno” parla addirittura di “deportazione”.
Così, nell’arco di poche ore, piazza Madonna di Loreto è di nuovo gremita di persone che reclamano “subito” una soluzione abitativa “degna”. Una chimera, considerato che l’idea di utilizzare i beni confiscati alla mafia e le caserme dismesse - così come aveva ipotizzato la Raggi nell’ultimo colloquio con il ministro Minniti - si scontra con mille ostacoli burocratici ed urbanistici. Altre strade, eccetto la strada, per chi rifiuta una sistemazione temporanea nei centri di accoglienza e nelle case famiglia non ce ne sono. Ma gli ex “inquilini” di via Curtatone non si arrendono all’evidenza. Cercano di forzare la mano. Così, oggi, si ricomincia. Stesse scene, stesse facce stanche, recriminazioni, tensione ed ancora attesa. Verso le 9.30 inizia un nuovo sgombero, i rifugiati però si spostano di qualche metro e si accampano nuovamente. Passano le ore, il caldo, il sole. Logoramento e sfinimento portano alcuni ad arrendersi, il gruppo si sfoltisce. Restano i movimenti a presidiare una piazza sempre meno gremita finché una delegazione ricevuta dal Campidoglio non torna “alla base” sconfitta. Nessuna mediazione, nessun passo indietro. Le proposte di Palazzo Senatorio sono sempre le stesse, così, i rifugiati abbandonano i Fori Imperiali.
Difficile parlare di “vittoria” di questa Amministrazione sfaccendata e distratta. A distanza di settimane dall’inizio di questa odissea ci si sarebbe aspettati qualcosa di più. Stanotte, infatti, molti degli ex occupanti dormiranno ancora su un marciapiede. Quello di via Montebello, dietro piazza Indipendenza, proprio dove tutto è cominciato. E per chi ha seguito le vicende della tendopoli di migranti transitanti di Tiburtina, ancora accampati nei pressi della stazione dopo 20 sgomberi in 2 anni, i parallelismi sono inevitabili.
Il bivacco è semplicemente tornato a casa. La polvere ora è nascosta sotto il tappeto, la vetrina del centro storico scintilla di nuovo, ma non si scioglie l’attesa, né la tensione.
Con il ritorno dei migranti in zona via Curtatone, infatti, è comparso anche il filo spinato: serve ad assicurare l’immobile sgomberato da un nuovo colpo di mano. Gli unici a “gioire” di questa situazione sono i turisti che, da oggi, potranno accedere senza restrizioni alla porzione di Fori Imperiali “liberata”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.