Gli smartphone, i migliori amici dei profughi

I social network e Google maps sono diventati i migliori compagni di viaggio dei rifugiati e fanno pure concorrenza ai trafficanti...

Gli smartphone, i migliori amici dei profughi

Immigrazione e tecnologia viaggiano di pari passo nell'era dei social network. I profughi che cercano rifugio in Europa hanno bisogno, non solo di vitto e alloggio, ma anche di smartphone. Lo testimoniano i reportage degli inviati del Corriere della Sera e del New York Times nelle zone di frontiera come l'Ungheria e la Serbia.

Il pachistano trentottenne Amir Hamza, laureato in medicina, spiega al Corriere che, appena arrivato nella tendopoli ungherese di Roszke, ha subito ricaricato il suo smartphone per avere, attraverso Facebook ma non solo, le principali informazioni sul viaggio: prezzo biglietti, orari dei treni e le mappe. Il gruppo Facebook "Come emigrare in Europa" conta ben 40mila iscritti e anche i trafficanti lo usano per postare le loro offerte last minute tipo: "Sconto del 50% per i bambini sotto i 5 anni. Da Istanbul a Salonicco, dalla Turchia alla Grecia, 1900 a persona: passaggio in auto con due ore di camminata".

Il New York Times, invece, testimonia che proprio i social network stanno danneggiando i trafficanti. Secondo la testimonianza di Mohamad Haj Alì, 38 anni, volontario di una agenzia per lo sviluppo a Belgrado: "ora i trafficanti stanno perdendo quota perché le persone vanno avanti da sole, grazie a Facebook", e in questo senso un notevole successo lo sta ottenendo il gruppo chiamato "Traffica te stesso in Europa senza trafficanti". "Senza il mio smartphone non sarei mai arrivato fin qui a Belgrado, non potrei proseguire in Europa", dice il trentenne Osama Aljasem, insegnante di musica, intervistato dal New York Times. Aljasem con Whatsapp, inoltre, può restare in contatto con i 21 familiari sparsi in cinque Paesi diversi.

Molti richiedenti asilo siriani, poi, quando arrivano in Turchia, sono costretti a comprarsi un nuovo cellulare perché l'Isis o gli uomini di Assad gli obbligano di dargli la propria password di Facebook per controllare chi fuggi e capire se si tratta di un amico o di un nemico.

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