“Cari compagni gay vi invitiamo a non festeggiare la cancellazione della madre”. È questo l’appello lanciato dalla sociologa dell’Università di Milano Daniela Danna, esponente della comunità Lgbt ma autrice di un libro contro la maternità surrogata dal titolo “Contract children”,
“Le tre giudici hanno giustamente riconosciuto il secondo e il terzo genitore ma non dovevano cancellare la prima. La genitorialità che deriva dalla cura e dalla responsabilità esercitate sono una cosa, i certificati di nascita che non riportano nemmeno l’anonimato della madre sono un’altra, inaccettabile”, spiega la sociologa al Corriere della Sera. “Significano che quella donna non ha mai potuto avere una chance di continuare la sua relazione materna con il o i neonati. Le donne non sono macchine da gravidanza”, aggiunge la Danna.
I giudici tendono a negare che la madre sia colei che partorisce, nonostante la legge preveda questo, ma “non possono esserci primi e secondi genitori senza una madre: saranno sempre i secondi e i terzi perché la gravidanza e la nascita sono già un rapporto intimo, stretto, imprescindibile nella riproduzione umana tra la futura bambina e sua madre”. Secondo la sociologa un conto è se la madre biologica vuole restare anonima ma non si può farla “con un colpo della bacchetta “magica” della legge e dei giudici”.“Questa bacchetta magica non funziona, e l’origine materna di ognuno di noi rimane un fatto inevitabile”, dice la sociologa che smentisce la vulgata secondo la quale in alcuni Paesi le madri surrogate si prestino alla gpa (gestazione per altri) gratuitamente perché, come minimo, ricevono un rimborso spese.
“Tutti sanno – attacca Danna - che non ci sono donne disponibili a fare una Gpa se non sono pagate, a nessuno dei partecipanti a questo gioco conviene confessarlo e quindi si parla di altruismo, quando invece una donna che non compare nemmeno sul certificato di nascita non ha avuto nemmeno una chance di essere effettivamente altruista, perché alla nascita i genitori erano già degli altri. Questo è aberrante”. La sociologa si dice d’accordo con la richiesta delle femministe di ‘Se non ora quando’ di mettere al bando la gpa in tutti gli Stati dove è stata introdotta.
Il problema è che “la gravidanza è “per altri” "non è quella della donna, la donna si aliena dal proprio corpo e dal rapporto con il nascituro, mentre l’autodeterminazione delle donne l’abbiamo richiesta per avere delle maternità responsabili grazie al diritto di abortire”, dice la sociologa parlando di un caso della California dove una donna ha fatto un ricorso alla Corte Suprema perché il suo “committente voleva costringere ad abortire (cioè a “ridurre selettivamente”) due dei quattro embrioni che avevano attecchito”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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