Se non è emergenza, poco ci manca. L'allarme scatta in Valtellina e fa eco in tutta la Lombardia, così come nel resto d’Italia: la scuola dell'infanzia è sempre meno "Made in Italy" e sempre più "foreign".
Uno dei comuni che denuncia questa anomalia è Sondrio, dove la soglia del 30% suggerita dalla normativa sull'integrazione nelle classi scolastiche è stata ampiamente superata. Nel capoluogo valtellinese, come riporta La Provincia di Sondrio, gli alunni iscritti all'asilo sono 385, di cui 110 di nazionalità estera, che rappresentano il 29% della totalità, poco sotto il limite teorico. Nella scuola materna di Via Vanoni i figli di immigrati costituiscono addirittura il 69% dell'istituto. Altri asili dichiarano tra il 40 e il 50%. C'è però da dire, come sottolinea il capogruppo di Sondrio Liberale Andrea Massera, che dei 110 piccoli stranieri 95 sono nati in Italia.
Il problema non è tanto la "baby invasione", quanto l'equilibrio precario all'interno delle classi e al di fuori di esse. "Nella programmazione si dice, giustamente, di voler favorire il mantenimento degli alunni nel quartiere di residenza, vicino a casa - ha spiegato Massera - ma alla fine questo finisce per essere valido solo per gli stranieri e non per gli altri che migrano altrove. Bisognerebbe provare invece a rendere più armonica ed equilibrata la composizione delle classi, in tutte le scuole cittadine".
I genitori sondriesi, e più in generale molte famiglie italiane, chiedono alle istituzioni una più equa distribuzione delle risorse infantili. Per evitare che si generino incomprensioni, culturali e sociali, a partire dai banchi di scuola.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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