"Vietato pensare in piccolo". E tre sorelle divennero regine della moda

Zoe, Micol e Giovanna: tre giovani legate dalla stessa passione per la sartoria sono state tra le prime a scrivere la storia della moda e a rendere famoso il “Made in Italy” nel mondo

"Vietato pensare in piccolo". E tre sorelle divennero regine della moda

È il 1938 e a Traversetolo, comune in provincia di Parma. Tre sorelle di cognome Fontana iniziano a imparare l’arte del cucito nella sartoria materna. Zoe è la più grande, poi segue Micol e infine Giovanna. Tutte e tre vivono quasi in simbiosi e condividono gli stessi interessi.

Il primo cambiamento della loro vita avviene con il trasferimento della maggiore a Roma per perfezionare le sue doti alla sartoria Zecca. Si stabilisce nella Capitale dopo il matrimonio e lì, successivamente, viene raggiunta dalle altre due: Micol inizia l’apprendistato in una sartoria mentre Giovanna cuce in casa.

Nel 1937 Zoe viene licenziata in tronco dopo aver saputo di essere incinta della prima figlia, ma trova subito lavoro nella sartoria Battilocchi che le affida il compito di seguire le clienti più importanti durante le prove dei loro abiti, tra queste c’è anche la figlia dello scienziato Guglielmo Marconi. È in quei mesi che Zoe apprende l’arte, l’empatia e il portamento di chi ha a che fare con personalità importanti.

Qualche anno dopo le tre giovani decidono di fare il primo grande passo mettendosi in proprio e aprendo una sartoria in via Liguria. Il loro stile è inconfondibile, le signore della Roma Bene sono attratte dalla manifattura degli abiti e incoraggiano le sorelle ad andare avanti. La loro fama accresce così tanto da raggiungere uno dei volti più noti degli anni ’40 e ’50: l’attrice messicana Linda Christian, che commissiona loro il suo abito da sposa.

Linda Christian nella sartoria delle sorelle Fontana
Linda Christian nella sartoria delle sorelle Fontana

La fama "Fontana" oltreoceano

Le immagini che vedono l’icona indossare un capo unico nel suo genere fanno il giro del mondo. La pubblicità mediatica rende popolare il volto e le creazioni delle tre sorelle Fontana. Le piccole sarte diventano uno dei primi simboli della moda italiana. Nel ’51 vengono contattate da Giorgini per partecipare a una sfilata alla quale saranno presenti alcuni compratori americani. È sicuramente una premessa per l’inizio del loro successo oltre l’Atlantico: le modelle percorrono la pedana con addosso i loro capi che vengono apprezzati e applauditi da chiunque si trovi in quella sala.

Nel frattempo il marchio spopola anche nel cinema. Il regista Alessandro Blasetti intuisce che l’attrazione del pubblico verso i suoi personaggi femminili derivava anche dallo stile italiano dei loro abiti e così Zoe, Micol e Giovanna vengono ingaggiate per confezionare i capi di quelle attrici emergenti. Da quel momento firmano i costumi delle più importanti pellicole cinematografiche italiane.

Quelle opere d’arte non passano inosservate sotto il naso dei grandi nomi come Audrey Hepburn, Rita Award, Myrna Loy che si recano presto nell’atelier italiano. Le tre sorelle sono ormai conosciute come “le sorelle Fontana” e questo nome diventa il loro marchio di fabbrica. In quelle stoffe mettono cuore e anima tanto che Micol durante un’intervista per un programma Rai aveva detto: “La storia è espressa sempre nel modo di vestire, in tutti i tempi, e in ogni abito c’è un pezzo ‘de core’”.

Audrey Hepburn con un abito delle Sorelle Fontana
Audrey Hepburn con un abito delle Sorelle Fontana

Linda Christian non è l’unica a volere fortemente un loro abito da sposa, anche la principessa Maria Pia di Savoia, figlia di Umberto II celebra il suo matrimonio con addosso uno splendido vestito fatto a mano e così la segue anche la figlia del 33esimo presidente degli Stati Uniti, Harry S. Truman che sentì parlare della loro fama casualmente durante una vacanza in Italia. Tuttora l’abito è conservato nel museo Truman. Per il suo debutto in società, la figlia del dittatore di Santo Domingo, Trujillo, sceglie il suo vestito fiabesco firmato Fontana che veste anche le numerose damigelle. Questa opportunità è decisamente proficua per le sorelle che con quel denaro danno il via alla costruzione del loro primo vero atelier.

Maria Jose' di Savoia nell'atelier romano delle sorelle Fontana
Maria Jose' di Savoia nell'atelier romano

Questa fama, soprattutto negli Usa, fa sì che le sorelle vengano invitate più volte a presentarle nuove collezioni. A spostarsi più frequentemente è Micol che effettuerà centinaia di viaggi oltreoceano. Ogni loro sogno diventa realtà, la loro popolarità è nota tra le più grandi celebrità mondiali. La moda italiana è al massimo del suo splendore. Hollywood trasforma Roma in un set a cielo aperto, ogni giorno le star più seguite passeggiano tra le vie della Capitale e acquistano i loro abiti e costumi per il loro set.

Le tre sorelle rimangono unite sia nel lavoro che nella vita privata fino alla fine, nonostante siano diverse caratterialmente. Zoe è la perfezionista, il motto è: “È inutile pensar in piccolo perché non ne vale la pena. Meglio puntare al 100%”. Il suo punto di riconoscimento sono i capelli raccolti in una crocchia che le danno l’aria imponente. Micol è chiamata “la girandolona” perché è lei a spostarsi nei vari Stati per presentare il loro prodotto, ama le novità e l’idea del marketing. Giovanna è quella che si è sempre occupata di tenere strette le radici della famiglia e del mestiere.

La nascita del “Pretino”

Un giorno Micol guarda distrattamene dei giovani sacerdoti giocar a calcio e in quel momento ha un’idea: imitare le forme delle loro vesti. Nel ’56, ottenuto il permesso dal Vaticano, assegna a un giovanissimo Renato Balestra il compito di disegnare “Il pretino”, un abito nero con rifiniture rosse e al collo una collana con un gioiello a forma di crocefisso. È decisamente una novità e una rivoluzione nel campo della moda utilizzare figure e rappresentazioni religiose. Diventa il pezzo celebre della maison.

Lo studio e la realizzazione di ogni abito è quasi maniacale, il segreto di ogni successo deriva dalla stretta collaborazione tra Zoe, Micol e i loro disegnatori. Ogni opera è unica nel suo genere e viene costruita sul corpo della cliente che entrava in stretta confidenza con le tre stiliste; il loro rapporto diventava così intimo da condividere anche i segreti, custoditi gelosamente dalle tre sorelle e il camerino si trasforma in un confessionale.

Amano farsi chiamare sarte piuttosto che creatrici perché il termine rimanda direttamente al tessuto. A seconda dell’abito il tempo della creazione è più o meno lungo. Per qualche modello necessita anche di 6/7 mesi. Il loro laboratorio, dove erano presenti le prime bozze, i disegni e i modelli di quelli che sarebbero diventati i capi per le varie collezioni, sono nascosti per mantenere il segreto ed evitare che ci siano imitazioni nell’alta moda.

Nel 1952 il regista Luciano Emmer gira nell’Atelier Fontana il film Le ragazze di piazza di Spagna. La loro etichetta sfonda anche il grande schermo e successivamente il piccolo nei primi programmi in bianco e nero: gli abiti di Mina hanno il loro tocco magico.

La crisi del consumismo

Dopo gli anni ’60 i tempi cambiano, i vestiti diventano confezionati e anche le sorelle Fontana si adeguano: aprono uno stabilimento che confeziona vestiti dove lavorano 195 persone in catena di montaggio, i capi unici si trasformano in capi per il vasto pubblico. Il consumismo imperante e le condizioni di lavoro portano molti lavoratori in piazza, tra queste anche le sartine. Lo sciopero selvaggio porta a un ritardo nella consegna dei capi. Per necessità le sorelle realizzano l’outlet che salva moltissimi capi. La grande fabbrica viene chiusa e si sostituisce con una più piccola. L’atelier di piazza di Spagna diventa il loro caposaldo. Zoe muore nel 1979 e Giovanna nel 2004. Nel 1992 il marchio viene ufficialmente venduto a un gruppo finanziario italiano, assieme al negozio in via di Fontanella Borghese.

Micol è l’unica Fontana ancora in vita e nel 2011 realizza il cammeo per la miniserie televisiva in due puntate Atelier Fontana - Le sorelle della moda, trasmessa su Rai 1. Nel 2013 festeggia 100 anni e per l’occasione organizza un concorso per giovani creativi: Hollywood sul Tevere. Il nome non è causale, infatti il tema rimanda a quella che fu la loro fortuna agli esordi.

Inoltre crea la Fondazione Micol Fontana per rendere l’eredità creativa delle sorelle patrimonio della nuova generazione aprendo una sede dove sono custodite le loro raffinatissime creazioni in mostra. Muore nel 2015 all’età di 101 anni.

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