Sospesi i padrini per battesimi e cresime."Rafforza legame mafioso"

Per tre anni, la Curia di Catania ha sospeso padrini e madrine dalle loro funzioni di accompagnamento all'altare: alla base, motivazioni che rafforzano il legame tra famiglie mafiose

Sospesi i padrini per battesimi e cresime."Rafforza legame mafioso"

La decisione è storica ed ha un significato molto particolare: la Curia di Catania ha deciso di sospendere la figura dei padrini e delle madrine durante le funzioni religiose come Battesimi e Cresime.

Quali sono i motivi

La scelta, che riguaderà la Curia catanese e di altre diocesi siciliane che ne stanno seguendo l'esempio, viene definita "sperimentale", durerà tre anni ed è entrata in vigore nel fine settimana del 16-17 ottobre 2021. Ma dove nasce e perché la sospensione di queste figure storiche e cristiane che accompagnano all'altare il "figlioccio", colui il quale è pronto a ricevere il Sacramento? Lo spiega l'arcivescovo di Catania, Salvatore Gristina, dopo un articolo di approfondimento del New York Times che sta facendo il giro del mondo. In realtà, il decreto “ad experimentum e ad triennum” firmato dall’arcivescovo di Catania, porta la data del 4 marzo 2020 ed era stato inviato ai sacerdoti etnei già prima di Pasqua.

Dopo un lungo dibattito interno alla diocesi, il decreto recita testualmente: "Nell’odierno contesto socio-ecclesiale la presenza di padrini e madrine risulta spesso una sorta di adempimento formale o di consuetudine sociale in cui rimane ben poco visibile la dimensione della fede". In questo caso, però, i motivi che hanno portato a questa clamorosa decisione sono anche territoriali. "Considerato, altresì, che la situazione familiare complessa e irregolare di tante persone proposte per assolvere questo compito rende la questione ancora più delicata".

Cos'è "la questione delicata"

La Sicilia è una delle zone del nostro Paese (e non solo) dove la mafia continua ad operare nel territorio seppur in maniera molto diversa rispetto agli anni del "Padrino", storico film del 1972, dove l'accezione è chiaramente e totalmente diversa rispetto a quella della figura usata per le funzioni religiose. In questo caso, però, le due figure si intrecciano attraverso un filo sottile che ha una dimensione socio-culturale e poggia su corde e temi molto delicati, così come il monsignore lo spiega molto chiaramente. "Esponenti della Chiesa spiegano che la figura del padrino è divenuta un'occasione di creazione di legami per famiglie che cercano di migliorare la propria condizioni e legarsi a potentati locali che hanno decine di padrini", un "metodo di rafforzare legami familiari e, a volte legami criminali". La parola non è scritta esplicitamente ma tre indizi fanno una prova: padrini, legami familiari e criminali uguale mafia.

Il legame tra famiglie

Come riporta il NYTimes, infatti, il reverendo Angelo Alfio Mangano, della chiesa di Santa Maria in Ognina a Catania, ha accolto con favore il divieto soprattutto perché gli ha dato tregua da personaggi spiritualmente discutibili che usavano “minacce contro il parroco” per spingere lui e altri a nominarli padrino. A volte, ha affermato, la posizione di padrino è stata utilizzata per ricatti sociali e usura ma soprattutto è diventata un metodo per rafforzare la radicata cultura della parentela rituale della Sicilia. “Si crea un legame più forte tra le famiglie”, ha detto Nino Sicali, 68 anni, mentre affettava un pesce spada con un machete al mercato del pesce di Catania. Quando è stato nominato padrino, ha detto, ha ricambiato facendo del padre di suo figlioccio un "confronto" con i suoi stessi figli. Nel corso degli anni, il signor Sicali ha affermato di essere stato obbligato ad aiutare la sua lotta finanziariamente a confrontarsi. "È morto perché mi doveva 12mila euro", ha detto.

Insomma, questa strada è stata scelta proprio per scardinare e sradicare i legami mafiosi tra famiglie che, anche in occasione di situazioni religiose, trovavano la loro linfa. La Chiesa siciliana, negli ultimi decenni, ha effettuato anche altre iniziative molto più severe nei confronti della mafia, come quando il vescovo di Acireale e vicepresidente nazionale della Cei, Antonino Raspanti, vietò la celebrazioni dei funerali per i boss mafiosi che in vita non avevano mostrato nessun pentimento. L'iniziativa, arrivata proprio da una delle Dioseci più importanti e popolate dell'intero meridione, ha un valore simbolico molto forte.

Non capisco perché la chiesa stia facendo

questo”, ha detto Ivan Arena, 29 anni, forse l'ultimo padrino di Catania, dopo il battesimo del nipote, che indossava un tre pezzi azzurro polvere e una coppola bianca berretto. "Io sono per le vecchie tradizioni".

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