Sparò a ladro che voleva ucciderli. Il pm chiede carcere per carabiniere

Un anno e otto mesi di galera per aver fatto il suo dovere di carabiniere: proteggere i propri colleghi dal rischio di essere uccisi e fermare una pericolosa banda di ladri

Sparò a ladro che voleva ucciderli. Il pm chiede carcere per carabiniere

Un anno e otto mesi di galera per aver fatto il suo dovere di carabiniere: proteggere i propri colleghi dal rischio di essere uccisi e fermare una pericolosa banda di ladri. È questa la richiesta di condanna avanzata dalla procura di Ancona nei confronti di Mirco Basconi, l'appuntato dell'Arma che colpì a morte Korab Xheta, ladro 24enne albanese.

La vicenda risale al febbraio del 2015. A Ostra Vetere, in provincia di Ancona, una pattuglia dei carabinieri intercetta sulla provinciale un Suv bianco della Mercedes con a bordo tre malviventi. L'auto risultava rubata cinque giorni prima ed era già stata segnalata due volte per furti nella zona. Ne nasce un inseguimento, ma i malviventi riescono a seminare le forze dell'ordine. Poi arriva una nuova segnalazione: gli albanesi sono già tornati “al lavoro”. Dopo alcuni minuti i militari vedono il Suv fermo a bordo strada. Come da manuale, due agenti scendono dalla volante per controllare la vettura e si avvicinano al finestrino. Basconi invece si piazza dietro l'auto di servizio. Sono le 19 circa. È buio. Il comandante accende la torcia per osservare all'interno del Suv. A quel punto si sente un forte botto, il bandito preme sull'acceleratore e tenta di investire i due carabinieri. Basconi esce allo scoperto, fa qualche passo verso l'auto in fuga ed esplode quattro colpi.

Era doveroso farlo. L'appuntato si è comportato come ogni carabiniere avrebbe fatto. Il militare infatti mira alle ruote dell'auto e la perizia balistica lo dimostra: un proiettile finisce su uno pneumatico, il secondo sul cerchione, il terzo sulla marmitta e l'ultimo sull'asfalto. Questo rimbalza, trapassa il lunotto posteriore dell'auto e si infila nella nuca dell'albanese sul sedile posteriore.

Nonostante lo scontro a fuoco, la Mercedes continua la sua fuga. Poi i complici abbandonano il 24enne lungo la provinciale, agonizzante, con i guanti calzati e la refurtiva nello zaino. Morirà quattro giorni dopo in ospedale.

La procura apre immediatamente le indagini. E il pm, invece di archiviare e premiare il carabiniere, lo accusa di omicidio colposo. Secondo il magistrato Mariangela Farneti, infatti, Basconi non avrebbe dovuto sparare in direzione dell'auto carica di banditi, ritenendo che la situazione non richiedesse l'uso delle armi. Peccato che quello fosse un periodo di crescita esponenziale dei furti nella zona, che lì vicino fosse in corso la festa del paese e che le autorità avessero chiesto di aumentare l'efficacia nella cattura dei criminali. Ed è questo che Basconi ha provato a fare: fermarli. Usando una risposta (la pistola) proporzionata alla circostanza, considerata la pericolosità manifesta dei ladri, i quali avevano commesso 4 furti in un'ora ed erano fuggiti ad un inseguimento con il rischio concreto che fossero armati.

Tuttavia, ora Basconi rischia di essere condannato al carcere. Non solo.

In questo mondo al contrario la famiglia di Xheta ha avanzato pure richiesta di risarcimento: 2 milioni e 500 mila euro. Sarà il Gup Francesca Zagoreo, il 7 novembre, a decidere se il militare è colpevole o innocente.

Ma basta il processo per capire che in Italia, alla fine, si trova sempre il modo di mettere alla gogna un carabiniere.

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