Sul vaccino i conti non tornano

Il ministro della Salute Speranza promette 13 milioni di vaccinati entro fine marzo. Ma con le dosi garantite all'Italia saranno solo 3 milioni

Sul vaccino i conti non tornano

Archiviato il teatrino propagandistico del V-day restano i nodi da sciogliere. E qualche conto non torna. Esiste un piano per una campagna vaccinale? Ma soprattutto, saremo in grado di rispettarlo, garantendo il vaccino alle categorie programmate di volta in volta? Al netto dei toni trionfalistici, il ministro della Salute Roberto Speranza,“soddisfatto e anche orgoglioso, perché siamo arrivati a un traguardo decisivo benché non ancora risolutivo”, ne è convinto. “Noi già dal primo aprile potremmo avere - dichiara a La Stampa - 13 milioni di vaccinati, e così avremmo già raggiunto la Fase Uno, cioè quella che ci consente di avere il primo impatto epidemiologico. A regime, a noi spettano 420 mila dosi a settimana”.

Ma se la matematica non è un’opinione da qui a fine marzo mancano 13 settimane. Bene. Moltiplicate per le dosi garantite settimanalmente (13x420mila, che poi nel piano Arcuri sarebbero 450mila) se ne ottengono 5,46 milioni. Divise per due (ognuno riceverà il vaccino in due tranche) ne rimangono per vaccinare 2,73 milioni di persone. Oltre 10 milioni in meno rispetto a quanto promesso dal ministro.

Nel calcolo di Speranza rientrerebbero, oltre a quelli di Pfizer-BioNtech, anche i vaccini di AstraZeneca e Moderna pre acquistati per il primo trimestre del 2021 e distribuiti a ciascun Paese Ue in quote fisse e calibrate sul numero di abitanti. La distribuzione tra i singoli Stati varirebbe in base a fattori del tutto casuali: il giorno in cui viene fatta la comunicazione, la distanza dagli stabilimenti. Secono Speranza, se la Germania ne ha ricevute 16 volte l’Italia è solo perché è più vicina alla sede Pfizer di Bruxelles. La quota di dosi che spetta a ciascun Paese è fissa, per contratto. “Dunque - spiega Speranza - non c'è chi è più bravo e ne compra di più e chi è più scarso e ne compra di meno”. Salvo le 30 milioni di dosi che Berlino si è assicurata in proprio.

Ma secondo il ministro della Salute, le quote garantite all’Italia sarebbero sufficienti a raggiungere il primo obiettivo di 15 milioni di immunizzati entro fine marzo. “Se arriva subito al traguardo anche AstraZeneca, entro il primo trimestre si aggiungeranno altri 16 milioni di dosi, che corrispondono ad altre 8 milioni di persone vaccinate. Secondo il piano contrattuale firmato dalla Commissione Europea per conto dell'intera Unione – precisa Speranza - nel primo trimestre noi dovremmo ricevere 8,7 milioni di dosi prodotte da Pfizer e 1,3 milioni prodotte da Moderna. Totale, 10 milioni di dosi, corrispondenti a 5 milioni di persone vaccinate, visto che con un richiamo servono due dosi a persona”. Peccato che, a conti fatti, le dosi di Pfizer sono 5,46 milioni e non 8,7 e quindi anche aggiungendo le altre si arriverebbe al massimo a 11,38 milioni di vaccinati. Non 13 milioni.

Ma AstraZeneca dopo l’intoppo in terza fase è indietro nella corsa per l’approvazione e Moderna non ha ancora ottenuto il via libera dall’Ema. Insomma, il ministro sciorinando i numeri, non solo si contraddice sulle dosi acquistate, ma pare fare i conti senza l’oste.

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