All'interno della sua borsetta aveva trovato un oggetto molto simile a comune chiavetta Usb, ma siccome non era suo aveva chiesto ai colleghi a chi potesse appartenere. Ma una volta identificato il dispositivo davanti a tutti, qualcuno ha fatto notare alla donna che non si trattava di una memoria di piccole dimensioni adatto a contenere file o documenti, ma di una microspia, lasciando tutti sgomenti. È accaduto a La Spezia a una professoressa di un istituto superiore scolastico cittadino, nei giorni scorsi.
Il congegno
Secondo quanto riportato da La Nazione, la docente, all'interno della sua tracolla e quasi per caso, avrebbe rinvenuto un congegno elettronico camuffato proprio da comune chiavetta, in grado di registrare le sue conversazioni di nascosto. Stupita dal ritrovamento e indispettita nell'immaginare che qualcuno possa aver compiuto apposta quel gesto, il passaggio successivo è stato capire chi avesse messo la microspia proprio nella sua borsa, anche tra i ragazzi che frequentano la scuola dove lavora.
Gli interrogativi
In base a quanto riportato dal quotidiano toscano, la professoressa, per prima cosa, avrebbe portato la "chiavetta-microspia" all'interno di una delle sue classi, proprio per domandare a chi appartensse e per sapere se qualcuno dei suoi ragazzi fosse coinvolto nella questione. E dalle "indagini" dell'insegnante, sarebbe emerso che la chiavetta Usb, in grado però di ascoltare conversazioni private, sarebbe stata di proprietà di uno studente minorenne che frequenta proprio la sua classe. A questo punto, la professoressa si è chiesta (e ha chiesto) come sia potuta finire dentro la sua borsa e se quel gesto sia stato frutto di una casualità o se sia stato voluto, proprio per entrare nel suo privato.
La responsabilità
Sulla vicenda, accaduta prima delle feste di Natale, per ora c'è stretto riserbo, anche perché a essere coinvolto è uno studente che non ha ancora compiuto 18 anni. Secondo quanto riportato dal quotidiano toscano, l'insegnante avrebbe però incontrato la madre dell'alunno e all'imminente ripresa delle lezioni sarebbe stato convocato un consiglio di classe, in merito alla questione.
Finora l'accaduto non ha avuto alcun risvolto di carattere penale ma sembra che la donna abbia contattato il suo avvocato, ravvisando l'ipotesi di reato di intercettazione abusiva. In base a quanto ricostruito, la microspia potrebbe essere stata comprata su internet, visto che quel tipo di oggetto è accessibile a chiunque.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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