È una vicenda che ha dell'assurdo, quella che arriva da Asti. Assurda perché riunisce i problemi di una giustizia dai tempi omerici, quelli di una burocrazia bizantina e quelli di una criminalità tanto diffusa quanto apparentemente imbattibile.
Il Tribunale della città piemontese, infatti, ha appena dichiarato la prescrizione dell'accusa di ricettazione di cui era imputata una banda di sinti già condannati per associazione a delinquere. I nomadi erano finiti sotto la lente della giustizia già nel 2006, quando i carabinieri avevano sequestrato loro denaro e beni di ogni sorta, dopo mesi di pedinamenti in almeno tre Regioni d'Italia.
All'epoca il giudice applicò il sequestro preventivo, ma grazie a una strategia difensiva messa in campo con grande abilità dagli avvocati degli imputati il processo per ricettazione si è perso tra mille rivoli fino a giungere a ricettazione. Come spiega magistralmente Massimo Coppero sul Secolo XIX, ora i legali dei sinti hanno ottenuto il dissequestro di tutto: conti correnti, terreni, preziosi, auto e camper di lusso, polizze assicurative, conti postali.
Tutto restituito, per un totale di un milione di euro.Con un'ulteriore, atroce, beffa: le spese dell'affitto del terreno scelto per custodire auto e caravan sono state messe in conto al Ministero della Giustizia. Cioè a tutti i cittadini.
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