Stuprò, uccise e infierì sul cadavere di Anastasia: "Non potevi essere felice"

Stefano Perale è stato condannato all'ergastolo. La notte tra il 17 e il 18 giugno uccise la ragazza, incinta, e il fidanzato

Stuprò, uccise e infierì sul cadavere di Anastasia: "Non potevi essere felice"

Duplice omicidio volontario premeditato, violenza sessuale e vilipendio di cadavere. Queste le accuse, confermate dalla sentenza di primo grado, ai danni di Stefano Perale, che nella notte tra il 17 e il 18 giugno 2017 uccise Anastasia Shakurova e il suo fidanzato Biagio Buonomo.

Quella notte, aveva confessato che gli omicidi erano stati la conseguenza di "un colpo di rabbia", perché il realtà era contento che la ragazza avesse una realazione e che fosse incinta. Non sarebbe così, invece, a detta del giudice, secondo cui alcune frasi pronunciate da Perale nel corso dell'aggressione dimostrerebbero "un programma punitivo da tempo elaborato e a lungo coltivato". Dalle riprese, effettuate dall'ex professore col telefonino, infatti, emergono frasi inquietanti: "Non avevo altra scelta Anastasia, mi hai distrutto la vita, spaccato il cuore... Non potevo permettere che tu fossi felice a danno del mio dolore infinito, maledetta", diceva quando orami la ragazza, 31 anni, giaceva inerme sul letto, uccisa col cloroformio. La frase, ripetuta più volte, sarebbe stata la prova che ha inchiodato Perale, condannandolo all'ergastolo.

Molte altre le frasi inquietanti che l'uomo avrebbe pronunciato quella notte, come ricorda il Corriere della Sera, mentre abusava di Anastasia, priva di sensi:"Te l’avevo detto che te l’avrei fatta pagare". Dal video emerge anche che la ragazza a un certo punto aveva ripreso i sensi, per poi essere nuovamente stordita dal suo aggressore. Inoltre, le sevizie sarebbero proseguite anche quando Anastasia era ormai morta.

Analizzando

tutti i dettagli, il giudice ha stabilito che Perale era incapace di intendere e di volere, ma i legali dell'uomo sostengono che il reato non sia stato l'omicidio, ma "la morte come conseguenza di altro delitto".

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