In piazza senza mutande: l'ultima farsa delle femministe

In occasione della festa della donna il centro culturale "Macao" ha organizzato un singolare flash-mob davanti al Pirellone

In piazza senza mutande: l'ultima farsa delle femministe

"Vogliamo alzarci le gonne, vogliamo farlo insieme e, insieme, vogliamo ridere con tutta la forza della nostra rabbia". Così il collettivo "Macao" spiega la motivazione dell'Ana Suromai, il gesto di alzarsi la gonna e mostrare le proprie nudità, una delle iniziative più radicali e controverse che si è svolta all'interno dello sciopero indetto dalla rete "Non una di meno" a Milano per la festa della donna (guarda il video).

L'appuntamento è fissato per le sei del pomeriggio alla stazione Centrale, in concomitanza con altre iniziative simbolicamente previste davanti al Pirellone. Non facciamo fatica a trovare le manifestanti che stavamo cercando. Quasi tutte indossano gonne nere e lunghe e una responsabile si adopera a distribuire fogli da attaccare sugli zaini. Il tutto completato da sacchetti bianchi in testa. Più difficile è invece riuscire a parlare con qualcuna di loro. Le ragazze a cui cerchiamo di chiedere la ragione che le porterà di lì a poco a mostrare le proprie parti intime si mostrano diffidenti. "Siamo qui per manifestare non per spiegare il motivo", ci risponde una di loro. Fortunatamente non tutte hanno lo stesso atteggiamento. Chiediamo allora se non è forse eccessivo mostrare la vagina: "Io non sono venuta per farlo - ci dice una ragazza - ma anche se lo facessi sarebbe un gesto forte, di provocazione. Perché far vedere la propria vagina dovrebbe essere qualcosa di sbagliato?". Un'altra va più a fondo: "Cosa vogliamo ottenere? Noi in questo gesto abbiamo ritrovato un senso di libertà".

La preparazione del flash-mob è diversa per ognuna delle donne presenti. C'è chi ha deciso di indossare dei leggins sotto la gonna, chi invece terrà la biancheria intima, chi si sfila le mutandine poco prima di iniziare e chi ha deciso di colorarsi i peli pubici. Pochi minuti e inizia lo spettacolo. Dopo aver indossato i sacchetti bianchi sulla testa, "per annullare la personalità di ognuna di noi e rappresentare tutte", si forma un cerchio e poi su le gonne ma solo per pochi secondi, giusto il tempo di prendersi qualche applauso da altri manifestanti e spettatori.

Sul sito del centro culturale le motivazioni del gesto sono spiegate in modo chiaro: "Alzarsi la gonna per ribellarsi alla violenza economica, a quella discorsiva, a quella domestica e di strada, alla sessualità eteronormata e al controllo medico sui nostri corpi" e infine "al

ruolo di vittima, funzionale all'esproprio del nostro piacere". Tante chiarezza non è però sentita in piazza. Una transessuale presente alla manifestazione ci confessa: "Io alzerò la gonna ma non so perché".

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