Le condizioni di detenzione, così come quelle di lavoro per gli agenti, nelle carceri italiane è arrivata al collasso. Gli esempi sono molteplici ed è la dimostrazione di un bollettino di guerra che non trova pace. Lavorare all'interno di un istituto penitenziario oggi è al limite della sopportazione fisica e psichica. Lo dimostrano i casi di suicidio, le aggressioni e il sovraffollamento che mette in ginocchio gli istituti penitenziari della Penisola. Gli esempi, dicevamo, sono tantissimi e l'andazzo è più o meno ovunque così. Negli ultimi 20 anni la Polizia Penitenziaria hanno sventato più di 21mila tentati suicidi ed impedito 170mila atti di autolesionismo. Numeri allarmanti che devono far riflettere ma che imprimono la fotografia della situazione attuale in Italia.
Suicidi
Secondo il rapporto del 2019 "Salute mentale e assistenza psichiatrica in carcere" del Comitato nazionale per la bioetica, ci sono alcuni disturbi che più di altri portano ad atti di autolesionismo. Quali? La dipendenza da sostanze psicoattive (23,6%), disturbi nevrotici e reazioni di adattamento (17,3%), disturbi alcol correlati (5,6%)". "A seguire - spiega Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe - piccole percentuali per i disturbi affettivi psicotici (2,7%), disturbi della personalità e del comportamento (1,6%), disturbi depressivi non psicotici (0,9%), disturbi mentali organici senili e presenili (0,7%), disturbi da spettro schizofrenico (0,6%). Analizzando le diagnosi per genere, prevale tra gli uomini la diagnosi di dipendenza da sostanze psicoattive (50,8% degli uomini e 32,5% delle donne), e tra le donne la diagnosi di "disturbi nevrotici e reazioni di adattamento" (36,6% delle diagnosi femminili e 27,1% delle diagnosi maschili). Arrivano dopo, fra gli uomini, i "disturbi alcol correlati (9,1 % degli uomini e 6,9% delle donne), e fra le donne i disturbi affettivi psicotici (10,1% delle donne e 4,1% degli uomini), i disturbi della personalità e del comportamento (2,4% degli uomini e 3,4% delle donne), disturbi depressivi non psicotici (1,3% degli uomini e 2,8% delle donne)"
Sovraffollamento
Il fenomeno colpisce alcune regioni più delle altre: quelle con maggior presenza di detenuti risultano essere Lombardia (8.560 a fronte di una capienza di 6.199), Campania (7.440 a fronte di 6.164 posti), Lazio (6.675, mentre la capienza regolamentare è pari a 5.247) e Sicilia (con 6.443 detenuti e 6.497 posti). A Bari a fronte di una capienza di 299 persone ci sono 435 detenuti, che equivale a un 145 per cento in più. E se i detenuti sono molti più di quanti la struttura può ospitarne, al contrario la polizia penitenziaria conta un numero di agenti gravemente inferiore a quello che sarebbe previsto: 235 invece di 300-310 . Lo ha denunciato Massimiliano Iervolino, segretario di Radicali Italiani. "A seguito della visita del procuratore di Bari - spiega -, che ha denunciato la disumanità dello scenario rilevato, sembra che finalmente qualcosa inizi a smuoversi, almeno per ciò che concerne le criticità legate ai servizi sanitari. Mi auguro che dalle parole si passi ai fatti quanto prima, le strutture penitenziarie come questa troppo a lungo sono state dimenticate dalle istituzioni".
Aggressioni
A Sassari ancora non è stata sanata la mancanza di un Comandante in pianta stabile e di un Direttore effettivo che possa gestire la struttura carceraria. Un detenuto al 41 bis ha conficcato la penna in faccia ad un agente penitenziario. A Torino un evaso ha accoltellato una guardia. Ad Agrigento invece è scoppiata la paura per il contagio della tubercolosi tra detenuti. Sempre ad Agrigento un altro detenuto ha aggredito un medico e un ispettore di polizia penitenziaria. A Napoli nel carcere di Poggioreale un detenuto ha cercato di strangolare un agente della Penitenziaria.
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