Sulle imposte vale la lezione di Togliatti

Ogni mattina c'è chi rilancia una frase diventata un mantra dell'opposizione: "Questo governo è amico degli evasori"

Sulle imposte vale la lezione di Togliatti
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Ogni mattina c'è chi rilancia una frase diventata un mantra dell'opposizione: «Questo governo è amico degli evasori». Oltre che a un'enorme idiozia, ed escludendo istinti suicidi, siamo di fronte a una contraddizione in termini dato che lo stato di salute di un governo, cioè la sua cassa, dipende esclusivamente dalle entrate fiscali. In realtà se l'amicizia con gli evasori la si dovesse misurare in base ai dati oggettivi beh, questo governo risulta tra i più severi della storia avendo recuperato, rispetto ai precedenti, sia gettito spontaneo sia crediti incagliati.

No, questo governo non vuole essere «amico degli evasori» bensì, e per la prima volta, «amico dei contribuenti», che è diverso. Per farlo è indispensabile dipanare per prima cosa l'enorme garbuglio creato dalle fallimentari ricette applicate in passato, partendo dal dividere i crediti non più esigibili da quelli esigibili e per questi ultimi agevolare il più possibile il pagamento. Può essere che così facendo qualche contribuente infedele si veda ripulita la fedina fiscale; la novità è che invece di inseguire i furbetti del passato, per lo più fantasmi, tutte le energie saranno concentrate sui furbetti presenti e futuri per impedire loro con controlli veloci e sanzioni certe e severe di continuare a fare danni più o meno impunemente.

Palmiro Togliatti, capo del Pci, dopo il 25 aprile 1945, da ministro della Giustizia del governo provvisorio si trovò a dover decidere se arrestare tutti gli italiani che avevano aderito al fascismo come qualcuno stupidamente chiedeva - o tirare una riga e ripartire da capo. Scelse la seconda via e salvò l'Italia. Nel senso, non tutte le «paci» sono un regalo ai beneficiati, certo non quelle fatte nell'interesse generale del Paese.

Riformare il fisco togliendo di mezzo crediti non più esigibili non è un regalo a qualcuno, è un'operazione di onestà e trasparenza politica e contabile, presupposto di un nuovo patto sociale di cui sicuramente godranno sul medio-lungo periodo tutti coloro che le tasse le hanno sempre pagate. Perché se la cosa dovesse funzionare, non pagare le tasse diventerà presto un problema vero anche per i più scafati. E allora la forbice tra onesti e disonesti non potrà che assottigliarsi.

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