Si tratta di un vizio che non va confuso con l’orgoglio che invece permette di affermarsi e realizzarsi per essere protagonisti di se stessi. Solo se ci si realizza, ossia se espletiamo le nostre potenzialità, non dobbiamo ricorrere a sotterfugi e inganni, utilizzando mezzi che penalizzano la nostra autenticità. L’affermazione in qualsiasi campo di lavoro permette d’investire le qualità insite in ogni soggetto, mentre il SUPERBO ama primeggiare in tutto e non è mai in ascolto dell’altro, perché lo ritiene inferiore. E’ un bisogno quasi istintivo di opporsi alle opinioni altrui. Si parla tanto dell’arroganza dei giovani di oggi, ma sembra che la superbia abbia preso posto anche nell’età adulta. E’ bene precisare che essa appartiene ad entrambi i sessi: mai epoca fu come questa tanto favorevole a una sintomatologia che definirei “sindrome di Napoleone”. Chi possiede questo ”vizio”, infatti, non vuole essere contraddetto né tanto meno posposto e desidera, non solo dagli altri, ma anche dalla famiglia stessa, che gli vengano riconosciute qualità superiori a tutti. Persone così fatte giudicano e condannano gli altri con sprezzante arroganza e con sufficienza.
I segni grafologici dominanti nella superbia sono: la rigidità di forma, che denota un’educazione intollerante che ha prodotto un comportamento improntato su regole ferree e intransigenti.
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