Quello dei frontalieri è un fenomeno in crescita. Italiani residenti a pochi chilometri dalla Svizzera che ogni giorno prendono la macchina o il treno e vanno a lavorare nel territorio della Confederazione elvetica. Dove le paghe sono migliori e le tasse, molto spesso, inferiori.
Naturalmente questo flusso non è sempre ben accetto da parte degli svizzeri, che in alcuni casi adottano politiche protezionistiche. È quanto è successo a Claro, 2.500 anime alle porte di Bellinzona, nel Canton Ticino. Un paese che ogni giorno accoglie diverse decine di italiani, i "frontalieri". Qui il comune ha messo in vendita, al prezzo di dieci franchi, un "bollino anti-frontalieri" da esporre nei negozi che impiegano "solo personale residente".
"Questo adesivo intende 'aiutare' nelle proprie scelte i consumatori ticinesi che vogliono sostenere, con i propri acquisti, l’economia locale - spiega in una nota l’amministrazione comunale del piccolo paese ticinese - Economia che fatica sempre più a dare lavoro ai nostri residenti, in particolare ai giovani, che in Ticino vorrebbero trovare il proprio futuro".
Tra le proteste dei frontalieri, il sindaco Roberto Keller si difende però dalle accuse di razzismo: "Il mio è solo il grido di un padre di famiglia che vede i suoi figli senza lavoro." Lo stesso pensiero che devono avere formulato anche quei frontalieri che Keller vuole tenere lontani.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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