Tabaccaio uccise ladro, condannato. "Non si pentì mai di avere sparato"

Nelle motivazioni della sentenza il perché della decisione del giudice. "Non c'era pericolo per lui, né per i familiari"

Il negozio di tabacchi a Correzzola (Padova), dove Franco Birolo sparò
Il negozio di tabacchi a Correzzola (Padova), dove Franco Birolo sparò

È finita con una condanna a due anni e otto mesi di reclusione la vicenda giudiziaria di Franco Birolo, tabaccaio di Civè di Correzzola a processo per avere sparato a un ladro che stava rapinando il suo esercizio, uccidendolo. Il tribunale di Padova ha deciso un risarcimento da 325mila euro per la famiglia di Igor Ursu, 23enne di origini moldave. E ora sono arrivate anche le motivazioni di quella sentenza.

Beatrice Bergamasco, il giudice che ha deciso sul caso, ha spiegato la sua decisione sostenendo che Birolo sparò "alle spalle, il ladro era in fuga, non c'era pericolo e non si è mai pentito". Una versione dei fatti non contestata neppure dalla difesa, che tuttavia aveva battuto sulle condizioni emotive del tabaccaio, con una rapina in corso.

La legittima difesa da parte del tabaccaio è stata pertanto esclusa dal giudice, perché non c'era aggressione, a causa della "fuga dei malviventi, uno dei quali è stato fermato e legato proprio dall'imputato per essere consegnato alle forze dell'ordine".

Di diversa opinione il vescovo di Chioggia, Adriano Tessarollo.

Sul settimanale diocesano La Scintilla ha scritto: "Mi permetta un’ironia, signora giudice: quello che non era riuscito forse a rubare il ladro da vivo, glielo ha dato il giudice, completando il furto alla famiglia, un bel vitalizio ottenuto per i suoi familiari, con l’incidente accadutogli nel suo 'lavoro di ladro'".

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