Quando al liceo il professore di italiano ci spiegò la Lettera semiseria di Grisostomo di Giovanni Berchet, dove l'autore divide la gente in Ottentotti (cioè gli ignoranti, ottusi a ogni voce poetica), Parigini (dotti ma privi di sensibilità) e Popolo (i lettori che conservano un vivo senso della poesia), la parola «Ottentotti», che indica una tribù africana, divenne un tormentone. Ma ci spinse a conoscere gli Ottentotti e ce li rese simpatici. Persino più del Berchet. Si chiama contestualizzazione.
Non c'entra nulla. Però ieri la «Commissione inglese per la classificazione dei film» ha cambiato la valutazione di Mary Poppins, il classico per famiglie del 1964, uno dei titoli più famosi della storia del cinema. Ora il film non è più «per tutti» ma per «bambini accompagnati». E non per il titolo equivoco: Poppins; ma perché nel film viene pronunciata due volte la parola «ottentotti», rivolta a dei ragazzini con la faccia nera di fuliggine. Per l'occhiuta Commissione di vigilanza inglese «ottentotti» è un termine offensivo, razzista, discriminatorio e «stressante». E così la più celebre tata della cultura pop non è più adatta a tenere compagnia ai bambini.
Paradossi del perbenismo ipercorretto.
Peraltro, cambiare la classificazione significa confidare nel fatto che
i genitori sappiano contestualizzare la parola «Ottentotti», spiegandola ai propri figli. Sempre che ne conoscano il significato e non siano - come i membri della Commissione inglese - degli ignoranti. Cioè «Ottentotti».
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