Test di medicina: riammessi in 5 mila. Università in tilt

Dopo il Tar anche il Consiglio di Stato si è dichiarato a favore di chi ha presentato ricorso. Le proteste dei vincitori: "Non dobbiamo subire le colpe degli altri"

Test di medicina: riammessi in 5 mila. Università in tilt

Cinquemila studenti che erano stati bocciati ai test di medicina dello scorso 9 aprile sono stati ripescati dal Tar mandando in tilt gli atenei italiani. Il Tribunale amministrativo regionale, con questa decisione, ha scatenato anche le proteste dei vincitori del concorso, che non hanno ancora potuto iniziare i corsi e si sono trovati a dividere le aule con il doppio degli studenti programmati.

Venerdì scorso, come riporta il Corriere della Sera, anche il Consiglio di Stato aveva annullato il concorso per violazione dell'anonimato. Adesso altri duemila studenti, che non avevano fatto in tempo a rivolgersi al Tar per presentare ricorso, si sono rivolti al Consiglio di Stato. E gli atenei dovranno adeguarsi, ospitando centinaia di matricole in più e istituire dei corsi che permettano agli ultimi arrivati di mettersi in pari con gli altri. All'università di Napoli Federico II, giusto per citare un esempio, si sono installati dei maxischermi in modo da permettere a tutti gli 800 studenti di seguire le lezioni. Gli ammessi, secondo il bando, dovevano essere 400. Un gruppo di studenti che ha vinto il test di medicina contestato ha espresso il loro disappunto: "Ci siamo preparati con sacrifici, abbiamo pagato le tasse per partecipare alle prove, poi altre tasse di iscrizione. Non è accettabile dobbiamo subire le colpe di altri".

Sulla vicenda sono intervenuti Donata Lenzi, capogruppo del Partito democratico in commissione Affari sociali, e Filippo Crimì, anche lui componente della medesima commissione: "Le ammissioni in soprannumero hanno effetti devastanti nella partenza dell’anno accademico e sulla reale possibilità di offrire una formazione d’eccellenza a chi andrà poi a curare i cittadini italiani".

Dello stesso avviso anche i senatori Enrico Buemi e Fausto Guiherme: "Negli atenei si sono determinati forti disagi sia per gli studenti sia per i numerosi atenei coinvolti. Il percorso formativo è messo a rischio".

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