Ancora una testimonianza sulla notte da incubo di Capodanno a Colonia. Il racconto, riportato da Le Monde, è di Lisa c. 24 anni. Abita a Düsseldorf e sta terminando i suoi studi da dentista. Non tollera di essere accusata di razzismo per la sua denuncia. "Ah no, non questo! Questo ricatto mi è odioso! Tutta la Germania teme, dal 1945, di essere esposta a questa accusa e questo ci paralizza e ci fa fare delle cose irrazionali. Non è questione, capite? Se dei tedeschi avessero fatto ciò che vi sto raccontando, li denuncerei con lo stesso vigore". Il padre di Lisa è rumeno, immigrato in Germania trent’anni fa e lei ha amici di tutte le culture e di tutte le religioni. "Eravamo tre ragazze che venivano in treno da Bonn a Colonia dove avremmo dovuto trovare un quarta amica. Siamo arrivate in stazione alle 23, accolte da una massa compatta di uomini bruni, tra i 20 e i 30 anni, visibilmente originari del Nord Africa e del Medio Oriente. Questi uomini ci hanno circondate". Lisa prosegue: "Fortunatamente che ci sono molti poliziotti in questa zona centrale" ho mormorato all’orecchio della mia vicina che mi guardava terrorizzata, scuotendo la testa, non vedendo alcun poliziotto nel suo campo visivo. "Ma sì, sono sicuramente in borghese" aggiunsi. Purtroppo, precisa Lisa "anche se il fatto era inaudito, non c’era un poliziotto all’orizzonte e n e m m e n o un tedesco. In modo impiegabile, noi eravamo completamente isolate".
Le quattro donne cercano di allontanarsi, uscendo dalla stazione ma non ci riescono perché «la zona era piena di gente. E solo di uomini. Gli stessi. Eccitati, arroganti, minacciosi. "Avevamo il fi ato in gola. Stavano su di noi. Non potevano più muoverci". Decine di mani agguantano i loro corpi, premono i loro sederi, strizzano i loro seni, si infi lano tra le loro gambe. Tenta di calmarsi. "Che sporcizia! Che offesa! Che orrore! Una sensazione atroce". Le quattro giovani donne si incollano l’una all’altra, proteggendosi come meglio possono, si riparano con le loro borsette, si tengono strette per mano, coscienti che, se per disavventura, una di esse si fosse separata dal gruppo "il peggio avrebbe potuto verifi carsi". Esse tentano ancora di fendere la folla tenendosi sempre per mano ma in fi la indiana, la prima avanza a testa bassa, non ci sono che una cinquantina di metri prima di raggiungere il club nel quale avevano fatto la loro prenotazione. Per fare questo percorso però ci hanno messo più di mezz’ora. "Tremavo all’idea che una di noi avesse una crisi di panico o scoppiasse nel pianto. Piegavamo la testa per non incrociare nessuno sguardo. Tentavamo di non pensare ai loro palpeggiamenti osceni e di restare concentrate solo sulla mano dell’amica". Sentono le grida, le risate, gli insulti. "La piazza era loro, di questi facinorosi, e si sentiva che avevano l’intenzione di utilizzare tutta la libertà che forniva loro la Germania per fare ciò che volevano delle donne". Raggiunto il club, lo trovarono pieno di giovani tedeschi che festeggiavano ignorando (o fi ngendo di ignorare) ciò che stava avvenendo fuori dal locale, esse sono state prese da una sensazione di irrealtà. "Come se ci fossero stati due pianeti completamente diversi fra di loro" e che esse erano scampate da un inferno nel quale non erano che delle prede. Lisa però non ha presentato, subito, una denuncia. Non le hanno rubato nulla. E poi sarebbe stata incapace di identifi care qualcuno.
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