Sono iniziate ieri mattina le operazioni di trasferimento delle 700 tonnellate di rifiuti stipati nel treno dell’immondizia. Un convoglio rimasto fermo per oltre due mesi lungo i binari della stazione Roma Smistamento, nella periferia nord est della Capitale, a poche centinaia di metri da case, scuole e attività commerciali.
Sessantacinque vagoni in tutto che avrebbero dovuto lasciare Roma per raggiungere gli impianti di recupero e smaltimento della Northrine Westfalia. Ma che, alla fine, torneranno da dove sono venuti: dal Tmb Salario. Con tutta probabilità quel carico maleodorante sarebbe rimasto a marcire lì per chissà quanto se Legambiente non avesse denunciato la sua presenza con un filmato. E dopo giorni di imbarazzi si è deciso di riportare il pattume nel Tmb Salario che con i suoi miasmi appesta più di 40mila persone. Anche stavolta, purtroppo, è avvenuto tutto alla chetichella, senza informare la popolazione locale che lo ha appreso dagli organi di stampa.
Anche dal III Municipio di Roma, dove insiste il Tmb, il presidente Giovanni Caudo ha denunciato la gestione “carbonara e approssimativa” dell’affaire. Sinora sono rientrate nell’impianto di via Salaria 981 neppure 12 tonnellate di pattume e, per ultimare il trasbordo delle rimanenti, i tempi già si annunciano biblici. “Ci vorranno almeno dodici giorni”, spiega Caudo. Ad assistere alle operazioni c’erano anche i tecnici dell’Arpa “che hanno constatato l’assenza di odori significativi sia all’apertura dei container, sia nel piazzale dell’impianto”, annuncia l’assessore all’Ambiente Pinuccia Montanari.
Ma questo sembra non aver rassicurato i residenti di Villa Spada e Fidene costretti a convivere con il puzzo nauseabondo che proviene dallo stabilimento. Chi abita nei pressi del Tmb Salario, infatti, è allarmato dalle “modalità sbrigative con cui i tecnici hanno eseguito i rilievi” e dal fatto che questi abbiano interessato solo 2 vagoni su 65. Circostanza già denunciata dall’assessore alla Cultura del III Municipio Chirstian Raimo.
Ed è proprio sui profili Facebook degli abitanti dei quartieri più esposti ai miasimi dell’impianto che è partito un tam tam di condivisioni del post di Maria Teresa Maccarone, fondatrice del gruppo “Stop puzza”, in cui si esortano i residenti a scrivere all’Arpa Lazio per avere delucidazioni.
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