Immaginate di non poter stendere il bucato al sole, di vivere ogni giorno con le finestre sigillate e di dover dire addio alle passeggiate al parco. In poche parole immaginate di vivere nella periferia nord est della Capitale, a due passi dal Tmb Ama di via Salaria dove, ogni giorno, approdano più di 500 tonnellate di rifiuti indifferenziati.
Odori acri, puzze nauseabonde e falutolenze che si manifestano ad ogni ora del giorno e della notte. Prigionieri di questo incubo sono soprattutto i residenti di Villa Spada e Fidene, ma non è al riparo dai disagi neppure chi abita a Colle Salario, Nuovo Salario e Serpentara. E negli ultimi tempi il fetore è migrato persino in zone chic come viale Somalia e piazza Euclide. Insomma, oramai il problema non riguarda più solo le borgate ma l’intera città. Questo perché la raccolta differenziata è piantata al 44 per cento mentre, dal 2016 ad oggi, la quantità di immondizia indifferenziata lavorata dallo stabilimento sulla Salaria è lievitata di 35 punti percentuali. E con essa anche il puzzo e l’insofferenza dei residenti.
Almeno 40mila romani che da poche ore hanno saputo dell’ennesimo colpo gobbo che si sta consumando sulla loro pelle. Il convoglio carico di immondizia che da più di due mesi staziona sui binari della stazione Roma Smistamento non partirà alla volta della Germania ma tornerà da dove è venuto: dal Tmb Salario che domani spalancherà i cancelli alle 700 tonnellate rimaste stipate nei vagoni. “Sono molto preoccupato per quello che ci attende e so che noi ne pagheremo ulteriormente lo scotto”, denuncia Adriano Travaglia del Comitato spontaneo Villa Spada. Cosa succederà quando la spazzatura verrà movimentata? Quali sono i rischi ambientali e per la salute umana? Sul punto è fortemente critico anche il presidente del III Municipio, Giovanni Caudo, “questa vicenda e le modalità carbonare con cui è stata affrontata la dicono lunga sulla gestione dei rifiuti di Roma”. Senza contare che il Tmb è già sovraccarico al punto che l’immondizia “viene scaricata all’esterno dello stabilimento e manovrata con una ruspa sul piazzale: è una discarica, non è più un impianto”. Il dubbio è che si stiano consumando dei reati ambientali e che la salute dei residenti possa essere messa a repentaglio. Non a caso, Legambiente Lazio presenterà un esposto in Procura.
Nel frattempo, il territorio lamenta disagi di ogni tipo. C’è la signora Rosa, ad esempio, che abita a neppure 150 metri dal Tmb e vive con le finestre chiuse, segregata nel suo appartamento perché “quando inizia il cattivo odore sei costretto a barricarti in casa”. È difficile spiegare quanto sia irrespirabile l’olezzo che avvelena l’aria. C’è chi azzarda una similitudine: “È come aprire un falcone di alcol e metterselo sotto al naso, è roba chimica, è schifosa”. E sono parecchi i residenti che soffrono di infiammazioni delle vie respiratorie, bruciore agli occhi, emicranie. “Ogni mattina mi sveglio con della sabbietta negli occhi e il mal di testa”, prosegue Rosa. “È lo stesso pulviscolo che si attacca sui panni stesi e sulla nostra pelle, io ho paura per i nostri bambini perché tutto questo è nocivo”, le fa eco una giovane mamma.
La richiesta, allora, è quella di smantellare l’impianto che, sulla carta, dovrebbe chiudere i battenti nel 2019. Almeno stando alle promesse del Campidoglio ma, allo stato dell’arte, il traguardo rischia di slittare.
“La politica lo ha messo qui e la politica lo deve togliere”, attacca Travaglia, “anche perché è poco dignitoso nei nostri confronti”. Gli occhi si fanno lucidi quando ricorda “la fatica e il sudore” di chi come lui ha lavorato una vita intera per comprare una casa. No, non è solo frustrazione quella che prova la gente di qui: è rabbia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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