Una vera e propria banda di tombaroli che non si fermava neppure di fronte alla pietà per i morti, rubando oro e gioielli direttamente dai cadaveri. Questa, secondo la ricostruzione della procura di Torino, l'attività di diversi necrofori e altri funzionari impiegati nei diversi cimiteri del capoluogo piemontese addetti alla sepoltura e alla riesumazione delle salma.
L'indagine, aperta nel 2015, ha messo sotto inchiesta una decina di persone per vilipendio di cadavere, furto e truffa aggravata. I dipendenti disonesti, secondo la ricostruzione operata nell'inchiesta coordinata dal pm Laura Longo, avrebbero "colpito" soprattutto durante le operazioni di esumazione ed estumulazione.
Le salme, racconta La Stampa, vengono infatti riesumate dieci anni dopo la sepoltura in terra e 40 dopo la sepoltura in loculo. Alla famiglia la scelta se assistere o meno alle operazioni di verifica dello stato di conservazione dei cadaveri. Ed è proprio qui che si sarebbero consumati i furti, perché mentre i parenti erano presenti venivano regolarmente trovati gioielli, monili e orecchini mentre quando le famiglie non presenziavano sono stati trovati appena otto monili d'oro in oltre dieci anni e migliaia di cadaveri esumati.
Tutto il resto - collane, orecchini e perfino protesi dentarie in oro, usate soprattutto in passato - è andato misteriosamente sparito.
Sono stati gli stessi funzionari di Afc, la società torinese che si occupa dei cimiteri, a notare l'anomalie a denunciarla. Ora quelle accuse hanno trovato diversi riscontri e gli inquirenti ipotizzano che vi sia anche un'ipotesi di reato per truffa per quanto riguarda i documenti da compilare al momento della cremazione delle salme.
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