Torino, così il vicesindaco grillino difendeva gli estremisti rossi di Askatasuna

Fratelli d'Italia chiede lo sgombero di Askatasuna e denuncia: "Tra i grillini e le frange antagoniste c’è una contiguità evidente"

Torino, così il vicesindaco grillino difendeva gli estremisti rossi di Askatasuna

C’è un centro sociale nella Torino pentastellata che è quartier generale dei No Tav più irriducibili e cabina di regia dell’antagonismo. Si chiama "Askatasuna" e non smette di far parlare di sé. Chiara Appendino, prima cittadina del capoluogo sabaudo, lo conosce benissimo, eppure lo sgombero dell’immobile occupato di corso Regina Margherita non è mai stata una priorità della sua amministrazione.

Neppure dopo la guerriglia furibonda che ha fatto da cornice al G7 di Venaria del settembre 2017, portando ferimento di tre poliziotti ed un carabiniere. Per quei fatti, oggi, sono state eseguite 17 misure cautelari, di cui 9 hanno raggiunto proprio alcuni militanti del famigerato centro sociale torinese.

Tra questi spiccano figure di primo piano come Giorgio Rossetto, Andrea Bonadonna, Mattia Marzuoli e Umberto Raviola, tutti finiti ai domiciliari per la due giorni di scontri che ha tenuto sotto scacco la città. Sarebbero stati loro, secondo Carlo Ambra, dirigente della Digos di Torino, citato da La Repubblica, ad aver orchestrato le proteste anti-G7 chiamando a raccolta la crème de la crème dell’antagonismo italiano.

Non a caso le misure cautelari odierne si dipanano da Nord a Sud, andando a colpire anche soggetti riconducibili al centro sociale modenese "Spazio Guernica", al collettivo universitario "Sapienza Clandestina", alla "Ex Caserma Liberata" di Bari e dei "Centri Sociali – Nord Est" di Venezia. Insomma, non si può certo dire che quelli di Askatasuna siano i primi della classe, eppure c’è chi fino a non molto tempo fa difendeva a spada tratta l’occupazione.

Chi? Il vicesindaco pentastellato Guido Montanari. Per l’uomo di fiducia della Appendino, l’occupazione finita nel mirino della magistratura non sarebbe affatto pericolosa ma, addirittura, svolgerebbe una “funzione sociale”. Non una zona franca che offre riparo ad estremisti e facinorosi, secondo la visione del grillino, bensì un luogo dove “ci sono molti giovani che vanno, si fa il dopo scuola, sia fanno attività con le famiglie”.

Queste parole, dette da Montanari nel corso della commissione Bilancio della Circoscrizione 7, riunita lo scorso 18 aprile, sono state ricordate da Patrizia Alessi, consigliera circoscrizionale di Fratelli d’Italia. “Il territorio – denuncia – è stufo dei privilegi che vengono accordati agli antagonisti, a cui tutto qui in città sembra esser concesso, chiediamo lo sgombero immediato”.

E ci sarebbe persino una mozione, rimasta lettera morta, che vincolerebbe l’amministrazione comunale a procedere allo sgombero. L’aveva fatta approvare nell’ormai lontano 2012 l’allora consigliere comunale Maurizio Marrone. Oggi che è capogruppo di Fratelli d’Italia in Regione Piemonte, Marrone, denuncia: “Dopo anni di copertura politica del centrosinistra, dai grillini che amministrano Torino siamo costretti addirittura a sentire che questo covo di pregiudicati antagonisti, spesso e volentieri in prigione per violenze contro le forze dell’ordine, avrebbe una funzione sociale”.

“Dopo le ordianze di oggi – prosegue – chiediamo che l’immobile occupato rientri finalmente nel patrimonio disponibile del Comune e venga messo all’asta, il suo valore si aggira attorno ai 6 milioni di euro, soldi preziosi per risanare le casse comunali”.

Ma allora perché si temporeggia ancora? “Perché tra i grillini e le frange antagoniste c’è una contiguità evidente, come dimostrano le esternazioni di tanti esponenti pentastellati che continuano a schierarsi apertamente con il centro sociale”.

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