La campanella mattutina, le lezioni, la ricreazione, "scusi prof posso andare in bagno", l'uscita da scuola e le interrogazioni. Per il minorenne friulano di origini algerine, accusato di terrorismo dalla Polizia per propaganda jihadista in rete, oggi è stato un giorno come un altro. Come se non fosse successo niente (o quasi). Lui, finito per un anno nel mirino delle indagini della polizia postale, il ragazzino che gestiva i canali Telegram e Chat di proselitismo dello Stato Islamico, siede allo stesso banco di sempre.
È tornato a scuola e nessuno tra il personale docente o i compagni sanno di chi è che si sta parlando da giorni su tutti i quotidiani nazionali. Possono solo supporlo. Il giovane è ora aiutato da un team di esperti con l'intento di tentare una de-radicalizzazione. E questo percorso prevedere il rientro a scuola senza stravolgimenti della vita.
L'attività investigativa parte un anno fa con il monitoraggio del canale Telegram denominato "Khilafah News Italia". L'obiettivo degli investigatori è quello di scoprire gli appartenenti al gruppo telematico e monitorarne i movimenti.
Scavando, però, emerge l'impensabile: a gestire la diffusione di materiale jihadista è un ragazzino minorenne. Un piccolo jihadista del web che si dice pronto a far "esplodere la scuola" e che in due gruppi chiusi di Telegram e in diversi canali di propaganda istiga altri utenti a dedicarsi al terrorismo.
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