«Un gesto di ingiustificata follia ». La sintesi è del comandante provinciale dei carabinieri di Caserta, Crescenzio Nardone. Difficile definire altrimenti l’omicidio- suicidio che si è consumato nella caserma di Mignano Monte Lungo (in provincia di Caserta), dove il maresciallo Angelo Simone, 52 anni, separato e padre di due ragazze, comandante della locale stazione, ha ucciso il suo vice, Tommaso Mella, 40 anni, padre di una ragazzina di 12 anni, e poi si è tolto la vita. Un episodio inaspettato, per molti versi inspiegabile anche per la dinamica che ha portato alla sua tragica conclusione. Sul posto si sono recati i vertici regionali e provinciali dell’Arma e il pm della Procura di Cassino Arianna Armanini. Smentito quasi subito, dopo che pure era circolato, il movente passionale, si è fatta strada la verità: all’origine del tragico fatto ci sono stati dei dissidi tra le due vittime (che avevano preso parte, a gennaio di tre anni fa, alla cattura del boss stragista Giuseppe Setola, avvenuta proprio a Mignano Monte Lungo) circa la contabilità delle spese per i carburanti dei mezzi di servizio.
In pratica, Mella avrebbe rilevato delle presunte irregolarità nella tenuta dei documenti amministrativi che avrebbero rilevato un ammanco, peraltro lievissimo, nella contabilità dei carburanti e di questo aveva informato l’autorità giudiziaria militare che aveva avviato immediatamente degli accertamenti. Che per altro avevano escluso, almeno ad una prima sommaria verifica, qualsiasi responsabilità da parte del comandante della stazione. La cosa più rilevante è che i primi accertamenti avevano escluso responsabilità dirette da parte di Simone, racconta il colonnello Nardone, «probabilmente per un malinteso senso della dignità ha compiuto il folle gesto. Con un solo colpo di pistola ha ammazzato il suo vice e poi con un altro si è suicidato. In questo momento pensiamo innanzitutto alle famiglie dei militari, che stanno vivendo un autentico dramma. Gli accertamenti, al di là di quelle che sono le prime cose emerse, dovranno essere rigorosi proprio per tutelare i familiari dei due colleghi morti».
Smentita anche la volontà da parte di Mella, proprio in conseguenza della scoperta di «buchi» nei conti, di chiedere un trasferimento lontano da Mignano Monte Lungo per evitare le possibili conseguenze negative della sua denuncia. «Non è così - dice il comandante provinciale dei carabinieri- .
Ripeto, si è trattato di un fatto inspiegabile, anche perché non c’erano elementi che potessero farcipensare a conseguenze così drammatiche ». Gli amici di Mella, però, ripetono che «Tommaso voleva andare via, voleva chiedere il trasferimento, voleva una grande città per essere più operativo, dopo essere stato in Afghanistan e nel Kosovo».
Tornando alla ricostruzione della tragedia, secondo quanto spiegato da Nardone, i colpi esplosi sarebbero stati due anche se alcuni testimoni ne avrebbero sentiti tre. A scoprire i due cadaveri il piantone che ha anche accusato un malore per il forte choc subito. La vicenda, quindi al di là dei particolari che dovranno essere ulteriormente approfonditi, è stata chiarita per la sua parte fondamentale. Il sindaco di Mignano Monte Lungo ha parlato di «tragedia che colpisce non solo il nostro Comune ma l’intero territorio, visto che perdiamo due eccellenti servitori dello Stato ». Un episodio che ha scosso la quiete del piccolo centro campano ai confini con il Lazio nel quale dovrebbe essere proclamato il lutto cittadino. E il sindaco di San Pietro Infine parla di «tragedia che resterà a lungo nella memoria della nostra comunità ».
Dal canto suo, il Comando legione Campania dei carabinieri ha diffuso una nota nella quale si legge: «Resta una profonda amarezza nei carabinieri colleghi dei due marescialli morti a Mignano Montelungo. In tutti c’è una priorità comune: stare vicino alle due famiglie e dare il massimo conforto e sostegno ai congiunti delle due vittime ».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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