La trasparenza grillina finisce in nudismo

La trasparenza grillina finisce in nudismo

La buona notizia è che i Cinque Stelle almeno una promessa l'hanno mantenuta. Avevano garantito la massima trasparenza con gli italiani e infatti adesso ci tocca vederli come mamma li ha fatti. Casaleggio, abbiamo un problema: il concetto sta sfuggendo un po' di mano. Se in queste ore sulla bacheca di Facebook avete intravisto un selfie di Dino Giarrusso con in mostra i «gioielli di famiglia», non era certo per dichiarare il proprio patrimonio in vista della discesa in campo. Perché il grillino che in un'altra vita faceva la Iena in tv oggi è in lista alle Europee, dice di essere stato colto in una trappola mediatica e quindi denuncerà tutto alla polizia postale. Una nemesi emblematica per chi aveva sollevato, da inviato della trasmissione di Italia 1, il polverone delle molestie sessuali nel mondo del cinema italiano (finito poi in nulla nelle aule di tribunale). Davvero un brutto intoppo per la campagna elettorale. Giarrusso, come prima conseguenza dello scandalo, non potrà più far stampare i suoi «santini», dato che a giudicare da quelle immagini non pare certo un santerello. Ma ben più interessante dell'aitante candidato desnudo a sua insaputa, comunque, è la deriva tragicomica che sta prendendo l'impeto di limpidezza tipico del Movimento, naturalmente solo a parole, visto che su rendiconti dei parlamentari e manovre dentro Rousseau più di un velo lo stendono eccome.

Siamo d'accordo: il Palazzo deve avere le finestre «di vetro», il cittadino deve vederci chiaro dall'esterno, però sarebbe preferibile che prima i nostri rappresentanti si infilassero la biancheria intima. I grillini volevano cambiare i costumi della politica, forse sarà per questo che molti di loro ci appaiono in quello... adamitico. Un conto è scagliarsi contro i dinosauri in giacca e cravatta, un altro è farlo dimenticandosi di indossare le mutande. Giarrusso, purtroppo, è in buona compagnia. Anche la deputata pentastellata Giulia Sarti era stata vittima di revenge porn: le sue foto private sono finite nel tritacarne di alcune chat Whatsapp fino a diventare di pubblico dominio. Una vicenda molto grave e, come si deduce dagli ultimi sviluppi, non isolata.

Trasparenza, anzi trasparenze a ogni costo pure per l'onorevole «cittadina» Valentina Corneli, fresca protagonista nell'aula della Camera di un dimenticabile discorso sui tagli alla casta, se non fosse per il fatto che lei per prima ha voluto dare l'esempio facendo spending review sulla stoffa del vestito, esibendo una scollatura da quinta Repubblica abbondante.

In precedenza aveva fatto lo stesso la capogruppo dei pentastellati in Consiglio regionale della Sardegna Desirè Manca, che si era presentata all'insediamento mettendo in evidenza il bipolarismo perfetto del suo décolleté.

Abbiate pazienza, questi grillini sono giovani e si faranno (speriamo il guardaroba). Giuravano di raccontarci la nuda verità sul potere, è finita che ci hanno rifilato il nudismo al potere.

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