Oggi il novantanove per cento dei commentatori farà ironia, nella migliore delle ipotesi, sulla marcia no mask di Roma e si compiacerà per il pugno duro annunciato e realizzato dalle forze dell'ordine. D'altronde sono giorni che si è alzata l'allerta nei confronti di questi bizzarri manifestanti. Quasi che un no mask valga un no global.
Per la cronaca, hanno fermato e portato in caserma un signore senza mascherina. Gli organizzatori parlano di una libertà di scelta sanitaria, con vari corollari: ruolo delle multinazionali, questione 5G, moneta sovrana. Nel frattempo dal palco invitavano a distanziarsi.
C'è da scommettere che i medesimi commentatori facciano parte di quella nutrita schiera di difensori del famoso motto attribuito a Voltaire: «Non sono d'accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo». Eppure, in tema sanitario, ciò non vale. Che strano atteggiamento. È un po' come il garantismo: facile da applicare a chi si ritiene clamorosamente innocente o proprio amico e vicino di banco. Più difficile invece da applicare per il resto del mondo.
Ma il punto fondamentale riguardo la manifestazione di ieri, è un altro. Tutto questo rigore preventivo nei confronti di una innocua manifestazione come mai non si adotta per raduni ben più pericolosi?
Chi scrive ricorda bene le orge di violenza dei black bloc a Milano in occasione dell'Expo. All'epoca, alle forze dell'ordine, fu data la consegna di non reagire, di non provocare, di fermare il minimo possibile. La città fu messa a ferro e fuoco. E non si trattava certo del primo caso. Abbiamo visto decine di immagini in cui le forze dell'ordine, sbeffeggiate, insultate, fisicamente offese, indietreggiano. Qui, invece, un bel manganello per chi ci mette la faccia. Tra poco arriverà anche la rieducazione.
C'è da chiedersi: perché arrestare chi ignora la mascherina e non farlo con chi invece impugna un bastone e calza un casco? Sia chiaro, è una questione di banale equità. Si può anche decidere di non adottare mai le maniere forti, autoconsiderarsi un Paese liberale, che permette alcuni sfoghi di piazza, indulgendo a certi livelli di violenza.
C'è da aspettarsi, dalla prossima protesta in strada, che le forze dell'ordine siano intransigenti come ieri. Che multino chi non si fa riconoscere, che denuncino chi brandisce oggetti contundenti, chi lancia pietre e bottiglie.
Se così non fosse, e temiamo che così non sarà, viene il dubbio che il controllo delle piazze dipenda in massima misura da una certa forma di loro accettabilità politica. E sarebbe gravissimo.
A scanso di equivoci, la piazza no mask è ciò di più lontano un liberale possa comprendere.
I complotti delle multinazionali, il big pharma, le strampalate teorie sulle tecnologie telefoniche, sono un armamentario che un liberale detesta. Ma non si capisce per quale motivo costoro debbano essere più criminalizzati rispetto a coloro che in piazza scendono solo per menare le mani.
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