I punti chiave
Tra poco più di un mese prenderà il via la causa civile al Tribunale di Forlì tra Francesca Amadori e l'azienda di famiglia, famosa per i polli, dalla quale fu licenziata a gennaio ufficialmente per aver smesso di lavorare "senza dare spiegazioni", come dichiarato dall'ad Francesco Berti, anch'esso vicino a un possibile addio. La vicenda, però, si arricchisce di un particolare non di poco conto visto che all'udienza sarà presente anche la dottoressa Sonia Alvisi, consigliera regionale di Parità, che dovrebbe intervenire in aiuto dell'assistita che denuncia la presunta violazione dei diritti di trattamento tra uomini e donne all'interno dell'azienda.
"Cda di soli uomini"
Francesca porterà in tribunale doppie motivazioni contro il padre Flavio e lo zio Denis che oggi guidano il gruppo: da un lato la causa contro il licenziamento per l'assenteismo, di cui era stata accusata, dall'altro la presunta discriminazione tra sessi. "La dottoressa Amadori ha evidenziato come, più in generale presso il gruppo Amadori, i componenti del consiglio di amministrazione siano di genere maschile e la qualifica dirigenziale sia appannaggio esclusivo del personale maschile. Il bilancio sociale pubblicato dal Gruppo Amadori contiene, sotto tale profilo, dati eloquenti", hanno scritto i legati della donna come riportato da Today.
Cosa dice il report
Secodo un rapporto consegnato all'area "Lavoro" del Tribunale e pubblicato dal quotidiano, fino a fine 2017 su 583 occupati, le donne erano 208 con 21 dirigenti "esclusivamente di genere maschile". Sempre in quella data (31 dicembre 2017), "i quadri in forza risultano 60 di cui 5 di genere femminile. Anche il personale impiegatizio collocato nei livelli più alti, quindi, è in larghissima prevalenza di genere maschile". La situazione non sarebbe cambiata nemmeno nel bienno 2018-2019. L'accusa, poi, afferma che soltanto gli uomini sono passati alla categoria superiore grazie a promozioni mai ricevute dal genere femminile. Altra faccia della stessa medaglia riguarda le buste paga che, secondo l'accusa sono inferiori per le donne rispetto ai colleghi uomini. La retribuzione media percepita dal personale di genere maschile risulta pari mediamente a 77.511 euro; quella percepita dal personale di genere femminile risulta pari mediamente a 59.500 euro".
"Squilibrio di genere"
Tra poche settimane ne sapremo di più: la consigliera regionale di Parità ha aggiunto che i dati in loro possesso "svelano dunque uno squilibrio di genere quanto all'accesso alle carriere, alle promozioni e passaggi di qualifica e alle retribuzioni”. Come ci siamo occupati sul Giornale, Francesca ricopriva il ruolo di responsabile comunicazione e fece molto scalpore il licenziamento da parte dei suoi stessi familiari "per motivazioni coerenti e rispettose dei principi e delle regole aziendali", sottolineando che "tali regole sono valide per tutti i dipendenti senza distinzione alcuna".
Come accennato, l'azienda vive una fase delicata visto il possibile addio dell'amministratore delegato, Francesco Berti, che era stato tra i primi a mettere la faccia difendendo il gruppo di famiglia dopo le polemiche sul licenziamento di Francesca.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.