Jeans, tacchi e camicetta. Così tre ragazze romane di 22 anni si sono presentate davanti all'ingresso della discoteca Shilling di Ostia, chiedendo di entrare per bere un aperitivo nel giorno del primo maggio. Le tre giovani però nel locale non sono mai entrate. L'addetto alla sicurezza avrebbe negato loro l'accesso per motivi estetici: "Siete troppo coperte, non vi faccio entrare".
Un "no" che inizialmente le ragazze non hanno compreso, ma che poche ore dopo - una volta ritornate sul posto per chiarire - hanno giudicato discriminatorio oltre che un'ingiustizia. Le tre ragazze e i loro genitori hanno deciso di non denunciare il titolare del locale, ma la questione ha aperto un acceso dibattito. Soprattutto in seguito alla pubblicazione della storia avvenuta sui social network, dove la mamma di una delle ragazze coinvolte ha raccontato l'accaduto.
"Avremmo dovuto mostrare di più il seno", ha detto senza giri di parole Eleonora, una delle tre giovani coinvolte nella vicenda a Il Messaggero. La ragazza ha raccontato di essersi presentata insieme alla due amiche davanti al locale sul lungomare di Ostia nel pomeriggio dell'1 maggio. Ma alla richiesta di poter entrare, il buttafuori avrebbe negato loro l'accesso: "In questo locale non entrate, non avete i requisiti fisici ci ha detto il buttafuori".
Le 22enni inizialmente hanno pensato che potesse dipendere dall'età, ma l'addetto alla sicurezza non sarebbe stato interessato alla loro carta d'identità: "Abbiamo chiesto cosa intendesse per requisiti fisici, forse che non eravamo alte abbastanza? Così abbiamo anche creduto che il rifiuto potesse dipendere dal dress code ma io avevo i tacchi e i jeans e una camicetta. Allora lì abbiamo capito che dipendeva da altro". Eleonora e le amiche hanno provato a chiedere anche l'intervento di alcuni agenti in zona, che erano impegnati in un altro servizio. Ma pur ricevendo il sostegno dei poliziotti, le ragazze non hanno potuto fare altro che allontanarsi e trascorrere il pomeriggio in un altro locale di Ostia.
La rabbia per il trattamento ricevuto, però, le ha spinte a tornare poche ore dopo davanti al locale per confrontarsi con il buttafuori e con il titolare del locale sopraggiunto in seguito. "Sono ritornata dal bodyguard per guardarlo negli occhi e dirgli quello che pensavo", ha dichiarato Eleonora, studentessa al terzo anno di Giurisprudenza, che ha proseguito: "Abbiamo chiesto se per entrare bisognasse essere più scollate e lì sia l'addetto alla sicurezza che il gestore intervenuto in difesa del buttafuori hanno annuito, anche sorridendo. Una situazione fuori da ogni logica. Se ho deciso di raccontare quello che ci è capitato è solo perché non vorremmo che quello che è capitato a noi possa poi capitare ad altre ragazze, perché è stato molto umiliante".
Le ragazze hanno preteso e ottenuto le scuse del gestore del locale e ora si augurano che una cosa simile non succeda nuovamente. Il racconto fatto dalla madre di Eleonora, Maria, sui social network ha acceso i riflettori sulla questione.
"Ho ricevuto la solidarietà di tanti genitori ma anche attacchi spiacevoli da parte di altri. Ma è giusto che la verità venga fuori", ha chiarito la donna, parlando della selezione all'ingresso da sempre un argomento molto discusso, giudicato sempre più spesso discriminatorio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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