Truffe sui tartufi: spacciati per italiani arrivano dall'Albania e dall'Est Europa

Contro la frode alimentare i produttori di tartufi lanciano un allarme: "Serve la tracciabilità e una legge ad hoc"

Da Wikipedia
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Le truffe nel settore agroalimentare purtroppo sono all'ordine del giorno e senza tregua è il lavoro dei carabinieri del Nas, impegnati lungo tutta la penisola per cercare di reprimerli. Tra i prodotti ormai da qualche anno finiti al centro dei malintenzionati c'è il tartufo. Il primo maxi sequestro risale agli inizi degli anni Duemila: a Bologna furono sequestrati circa 300 kg di tartufi provenienti dall'Africa ma venduti, in realtà, come prodotti italiani. Si trattava in realtà di "terfezie", noti anche come funghi del deserto, in altre parole finti tartufi. Come si legge sul Quotidiano nazionale venivano importati da una ditta toscana che li cedeva ad altre ditte, tra Emilia Romagna e Marche. Qui venivano aggiunti degli aromi "sintetici", in grado di riprodurre l'odore di bosco.

Lo stesso "giochino" si è ripetuto nel tempo con dei veri tartufi, provenienti dall'Est Europa, Romania e Ucraina in particolare. Pare che ora ci sia un bel giro di tuberi proveniente dall'Albania, molti dei quali finiscono in Toscana, che ne produce in quantità, anche se ogni anno i numeri cambiano, così come la qualità. Ecco, così, che i truffatori si ingegnano per taroccare i tuberi provenienti da altri Paesi, spacciandoli per toscani. L'allarme viene lanciato da Giacomo Gozzini, assessore al commercio a San Miniato (Pisa), una delle capitali italiane del tartufo, e membro dell'associazione Città del Tartufo: "Senza la tracciabilità non si va da nessuna parte. Non sapremo mai neppure il reale valore della raccolta, che infatti non abbiamo mai saputo". Ma la tracciabilità risolverebbe tutti i problemi? Non al 100%, ma "sarebbe un punto fermo, di legge".

Uno dei problemi secondo Gozzini potrebbe essere risolto con una "no tax area". Ma cosa c'entra il fisco con le truffe sui tartufi? Solo in Toscana ci sono 6mila trifolai (cercatori di tartufi). Molti di questi lo fanno per hobby. Secondo Gozzini permettere loro, fino a cifre modeste, di raccogliere e vendere i tartufi senza il peso della tassazione, potrebbe aiutare il sistema.

Ora vi parliamo di quanto ci ha raccontato un trifolaio della provinca di Pisa, SB, pensionato. Non molto tempo fa fu convocato in caserma dalla Guardia di finanza. Gli chiesero se per caso avesse raccolto un quintale di tartufi. Lui, sorridendo, rispose: "Magari, sarei ricco!". Così gli uomini della Gdf tirarono fuori delle bolle, a sua firma, da cui si poteva evincere il suo cospicuo raccolto. Che in realtà non c'era mai stato: la firma era stata falsificata. Si trattava di una truffa studiata per trasformare in "toscani doc" dei tartufi provenienti da chissà dove. Il cercatore di tartufi pisano non aveva alcuna colpa.

Nei guai finì una ditta...

La ricerca del tartufo bianco (il più pregiato) è partita lo scorso lunedì. Dovrebbe essere un'annata buona (vedremo come). Di sicuro sarà migliore dell'anno scorso, quando fece registrare un drammatico -70%.

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