Il vaccino contro il Covid-19 è in arrivo. E inizia a intravedersi una luce in fondo al tunnel buio della pandemia, che dallo scorso febbraio ha iniziato a preoccupare l'Italia e il mondo intero. Ma ora, l'antidoto sembra vicini: "Realisticamente entro la fine di gennaio lo avremo per un 1 milione e 700 mila persone", ha assicurato il Commissario per l'emergenza, Domenico Arcuri, intervistato nei giorni scorsi a Che tempo che fa.
Col passare dei giorni, la disponibilità delle dosi del vaccino prodotto dalla Pfizer-BioNTech è sempre più concreta. L'Unione Europea ha già sottoscritto un accordo con diverse aziende farmaceutiche, per assicurarsi le dosi necessarie a tutti gli Stati membri: una fornitura da 200 milioni di dosi (più un'opzione per altre 100 milioni) dovrebbe arrivare dalla multinazione americana, mentre altre 300 milioni dovrebbero arrivare all'Europa in base a un accordo con AstraZeneca. Ieri, inoltre, la presidente della Commissione Ursula Von der Leyen ha annunciato l'accordo con il gruppo tedesco Curevac, per 405 milioni di dosi del loro vaccino e sembra imminente anche un'intesa con Moderna. "Quello dell'azienda Pfizer non è l'unico vaccino in fase di sperimentazione- ha spiegato il virologo della Emory University di Atlanta Guido Silvestri-È in arrivo un secondo vaccino della Moderna, di cui stiamo aspettando risultati e che, verosimilmente avrà la stessa efficacia dell'altro".
Il vaccino, quindi, sembra essere garantito per tutti. Ma le tempistiche sono ancora incerte. A detta di Silvestri, è impossibile prevedere la data di arrivo dell'ultimo antidoto messo a disposizione, ma la buona notizia "è che è in arrivo la cavalleria". Gli altri, invece, dovrebbero essere distribuiti in Italia entro il mese di gennaio: "Penso che entro gennaio riusciremo a farli a quelle categorie più a rischio e alla fascia più debole della popolazione, gli anziani", ha precisato Arcuri. In cima alla lista delle persone da vaccinare ci sono operatori sanitari, militari, membri delle forze dell'ordine, ospiti delle Rsa, anziani e pazienti fragili. Poi, toccherà al resto della popolazione. Ma, precisa Niccolò Carratelli in un articolo apparso sulla Stampa, "se tutti i vaccini otterranno il via libera dell'Agenzia europea del farmaco e la tabella di marcia ipotizzata a Bruxelles sarà rispettata, entro giugno in Italia potrebbero venire inoculate 70 milioni di dosi".
Le tempistiche non sono le uniche difficoltà a cui potrebbe andare incontro il vaccino. Un'altra sfida che si pone è quella della distribuzione. La gestione, in Italia, è affidata al commissario Arcuri che, insieme alla sua squadra, deve preoccuparsi di mettere in piedi una macchina organizzativa e logistica che funzioni al meglio, dal trasporto alla conservazione delle fiale. Il vaccino di Pfizer-BioNTech, infatti, ha una particolarità non da poco: deve essere conservato a temperature molto basse, pari a circa meno 70-80 gradi. "Per la prima fornitura a gennaio Pfizer predisporrà apposite celle frigorifere -spiegano dalla Stampa allo staff di Arcuri - poi è ovvio che ci si dovrà organizzare sul territorio". E non sembra essere un problema da poco, dato che ad oggi, secondo quanto ha riferito il vicepresidente di Conftrasporto-Confcommercio, "in Italia nessun aeroporto può gestire prodotti a -75°. Bisogna attrezzarsi inoltre con mezzi su gomma idonei a quelle temperature sia per i lunghi tragitti, sia nella fase successiva, per l'ultimo miglio, cioè per la consegna a destinazione. A oggi la stragrande maggioranza dei Tir presenti in Italia non arriva al di sotto dei -25° di temperatura".
Ma il problema sarebbe già stato affrontato. Il presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli, ha ammesso che il vaccino di Pfizer/BionTech "pone qualche aspetto particolare per quel che riguarda la catena di distribuzione, proprio per la necessità di essere mantenuto a temperature significativamente più basse rispetto a quelle di altri vaccini". Ma, assicura, "è un problema che è già stato affrontato e considerato preventivamente": il governo lo starebbe già affrontando con l'aiuto di Brusaferro e Magrini (dell'Aifa), per costruire "un adeguato meccanismo di distribuzione". In seguito, andranno individuati i centri di vaccinazione, il personale medico dedicato e la gestione della campagna informativa. Per questo, secondo quanto riporta la Stampa, Arcuri avrebbe chiesto alle Regioni di presentare un progetto, che sarebbe dovuto arrivare entro il 16 novembre, ieri. Ma "molte ancora non l'hanno fatto", hanno spiegato dallo staff del commissario.
Un'altra criticità è legata alle siringhe. Ma non si tratta di quelle classiche: potrebbero essere necessarie quelle di precisione, perché alcune aziende farmaceutiche, per ridurre le tempistiche, potrebbero confezionare il vaccino in fiale da 5-10 dosi.
A quel punto, saranno necessarie le siringhe di precisione, per poter prelevare la giusta quantità di siero per ogni paziente. Secondo la Stampa, a livello mondiale è già iniziata la corsa alle siringhe e l'Italia sarebbe in ritardo. Il rischio è quello di avere il vaccino entro gennaio, ma senza gli strumenti per poterlo somministrare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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