Tutte le tappe delle indagini ​sul caso di Emanuela Orlandi

Emanuela scomparve il 22 giugno del 1983. Il giorno dopo sono iniziate le ricerche ma, ancora oggi, gli inquirenti non sono riusciti a far luce sul caso. Le tappe delle indagini

Tutte le tappe delle indagini ​sul caso di Emanuela Orlandi

Era il 22 giugno del 1983 quando Emanuela Orlandi, che all'epoca aveva 15 anni e viveva con la famiglia in Vaticano, scomparve. Quel pomeriggio era andata a lezione di musica e non aveva più fatto ritorno a casa.

Le indagini su uno dei casi irrisolti più misteriosi della storia italiana iniziarono il giorno dopo ma, ancora oggi, gli inquirenti non sono arrivati a una soluzione. Le ipotesi intorno alla vicenda vanno dalla pedofilia, al coinvolgimento della Banda della Magliana, fino al collegamento con l'attentato a Papa Giovanni Paolo II.

Una svolta nelle indagini sulla scomparsa si ebbe nel luglio 2005, quando nel corso del programma Chi l'ha visto? arrivò una telefonanta anonima, che invitava a controllare la tomba nella basilica di Sant'Apollinare: il defunto è Enrico De Pedis, uno dei boss della Banda della Magliana, ucciso nel 1990. Da qui inizia la pista relativa all'organizzazione criminale, sostenuta dalle rivelazioni di Sabrina Minardi, che per qualche anno era stata amante di De Pedis: fu lei a rivelare che Emanuela era stata uccisa e il suo corpo, chiuso in un sacco, era stato gettato in una betoniera a Torvaianica. A quel punto, i magistrati procedono per sequestro di persona e omicidio volontario. Nel maggio 2012 viene aperta anche la tomba di De Pedis, ma non emerge nulla di rilevante sul caso Ordlandi.

In quegli anni, si delineano altre ipotesi: una lega la scomparsa di Emanuela a trame internazionali, mentre l'altra a Alì Agca, l'attentatore di Giovanni Paolo II. Nel 2014, l'ex mebro dei Lupi Grigi si presenta sulla tomba di Wojtyla e la famiglia chiede che venga interrogato, ma i magistrati respongono la richiesta definendo Agca un "soggetto inattendibile", dato che aveva reso già varie dichiarazioni sul caso. Così, la procura chiede l'archiviazione dato che "da tutte le piste seguite e maturate sulla base di dichiarazioni di collaboratori di giustizia e di numerosi testimoni, di risultanze di inchieste giornalistiche e anche di spunti offerti da scritti anonimi e fonti fiduciarie, non sono emersi elementi idonei a richiedere il rinvio a giudizio di alcuno degli indagati". La richiesta è stata accolta dal gip e confermata dalla Cassazione.

Ma nell'ottobre del 2018, durante alcuni lavori di ristrutturazione di un locale annesso alla Nunziatura Apostolica, vennero trovati dei frammenti di ossa umane, ma le analisi rivelarono che i resti si riferivano all'epoca romana. Nel marzo del 2019, il legale della famiglia chiese al Vaticano informazioni su una tomba del cimitero Teutonico, interno alla Santa Sede, dopo una lettera anonima che suggeriva di controllare la tomba "indicata dall'angelo". La Segreteria vaticana autorizza l'apertura di un'inchiesta e, nel luglio 2019, dispone l'apertura di due tombe. All'interno di esse, però, non vengono trovati resti. Alcune ossa vengono trovate nei sotterranei, ma le analisi stabiliscono che si tratta di resti precedenti al periodo in cui è scomparsa Emanuela.

Ieri, il giudice unico del tribunale

vaticano ha deciso di archiviare le indagini relative alla presunta sepoltura della Orlandi nel cimitero Teutonico, lasciando però la possibilità alla famiglia di svolgere ulteriori analisi sulle ossa trovate nei sotterranei.

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