Vasto, così è nata la vendetta "Strafottente e mai le scuse"

Fabio Di Lello si è costituito subito dopo l'omicidio. Il suo avvocato adesso racconta come è nata la vendetta

Vasto, così è nata la vendetta "Strafottente e mai le scuse"

Una storia che ha scosso e non poco l'opinione pubblica. Fabio Di Lello, l'uomo che ha ucciso il ragazzo che aveva investito sua moglie di fatto ha organizzato il delitto nei minimi dettagli. Cercava la vendetta. Di fatto dietro questo omicidio, per cui lo stesso Di Lello si è costituito, ci sono alcuni retroscena che ha svelato il suo legale: "Italo D’Elisa, dopo aver ucciso Roberta, nell’incidente, non ha mai chiesto scusa, non ha mostrato segni di pentimento - dice adesso Giovanni Cerella, l’avvocato di Fabio Di Lello - Anzi, era strafottente con la moto. Dava fastidio al marito di Roberta. Quando lo incontrava, accelerava sotto i suoi occhi".

I mesi che hanno seguito la morte della ragazza sono stati scanditi dai continui sfoghi da parte di Di Lello con gli amici: "La mia Roberta mi è stata rubata, rubata ai propri sogni, ai progetti di vita, rubata al suo desiderio di essere madre, rubata al mio amore, agli amici, al suo amore per la vita, al suo sorriso, ai suoi genitori a tutti noi", aveva scritto annunciando, come riporta ilCorriere, nello spazio dedicato ai lettori del portale zonalocale, una messa in suffragio per la moglie. "Hanno trasformato il nostro dolore e la sua morte come fosse un videogioco".

Poi l'affondo: "Mi chiedo, dov'è giustizia? Mi rispondo, forse non esiste! Non dimentichiamo, lottiamo, perché non ci sia più un'altra Roberta". Tutti segnali di un malessere che da lì a poco sarebbe sfociato in un omicidio concluso con quella pistola posata sulla tomba della moglie.

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