Cosa rischia l'italiano che sta combattendo in Ucraina

Kevin Chiappalone, partito lo scorso maggio per combattere con la resistenza ucraina, continua a rischiare fino a sette anni di carcere: la sua decisione di arruolarsi (ribadita ieri all'Ansa) continua a non convincere gli inquirenti

Un primo piano di Kevin Chiappalone
Un primo piano di Kevin Chiappalone

Nelle scorse settimane è partito per l'Ucraina, per unirsi alla resistenza locale nella guerra contro l'esercito russo. Ma nonostante abbia ribadito il proprio punto di vista e respinto le accuse proprio ieri all'Ansa, l'indagine sta proseguendo e per questa sua azione continua a rischiare una condanna dai due ai sette anni di reclusione (come previsto dalla legge di ratifica della Convenzione internazionale contro il reclutamento, l’utilizzazione, il finanziamento e l’istruzione di mercenari). Sono gli ultimissimi sviluppi della storia di Kevin Chiappalone, diciannove anni, cittadino genovese accusato dal sostituto procuratore della direzione direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo di Genova di essere un mercenario.

L’indagine della Digos era partita dopo le dichiarazioni (anonime) rilasciate dal giovane al settimanale Panorama in cui annunciava di volere partire per difendere i confini ucraini dopo avere sentito Putin che parlava di "denazificare il Paese". Secondo quanto riferisce l’Ansa, il ragazzo, senza alcuna esperienza in ambito militare o nell’uso delle armi (se non la passione per il softair) avrebbe lasciato l'Italia una prima volta lo scorso maggio, prendendo un volo diretto a Cracovia. E dalla Polonia avrebbe poi varcato il confine ucraino, in pullman. Dopo una prima fase di addestramento (come mostrerebbero anche alcune foto pubblicate sui social network) adesso si troverebbe nel Donbass.

Al momento il diciannovenne risulterebbe l'unico indagato, ma gli inquirenti stanno indagando per appurare l'eventuale esistenza di una rete di reclutamento di soldati. Ecco perché la procura avrebbe già provveduto nei giorni scorsi ad interrogare alcuni esponenti di CasaPound (formazione per il quale il "fighter" simpatizzerebbe). Il sospetto è che qualcuno gli abbia fornito soldi e lo abbia aiutato nel pianificare gli spostamenti verso il pronto, fornendogli di volta in volta vitto e alloggio. Dagli indizi sin qui raccolti sembra però probabile che quella di Chiappalone sia stata una decisione individuale presa in autonomia.

Il suo nome rientra nella lista dei combattenti italiani in prima linea nel conflitto, che secondo intelligence ed antiterrorismo raggiungerebbe attualmente le venti unità. Il diretto interessato (già interrogato circa tre mesi fa, prima di partire) non ha nascosto critiche e perplessità, respingendo ogni accusa a suo carico. "Non sono venuto qui per denaro, non ho nemmeno 400 euro in tasca. Mi sono addestrato per un mese e mezzo e ora sono al fronte a combattere - ha dichiarato ieri lo studente all'Ansa - CasaPound non c'entra e non l'ho fatto perché Putin voleva denazificare il Donbass.

Mi sembra però un controsenso che l'Italia mandi armi a manetta e io rischio sette anni perché combatto a fianco degli ucraini". Una difesa che però non pare convincere del tutto la procura: le indagini stanno infatti proseguendo e a breve potrebbero esserci novità.

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