Si trasferisce a casa della madre per assisterla durante la malattia. Un uomo residente nel messinese è stato giudicato colpevole di aver causato la fine del suo matrimonio.
A trascinare l’uomo in tribunale è stata sua moglie, ora ex, che ha chiesto ai giudici di stabilire che a determinare la crisi della relazione tra i due è stata la decisione dell’uomo di abbandonare la casa coniugale e di conseguenza la propria famiglia. I magistrati siciliani hanno confermato l’accusa della donna, condannando l’ex coniuge, inoltre, a mantenere ex moglie e figlia, anche se la ragazza all'epoca guadagnava già circa 800 euro al mese.
L’uomo si è difeso spiegando come fosse impossibile per lui esimersi dal prestare assistenza all’anziana mamma. E che la fine dell’unione coniugale fra i due, non fosse stata affatto determinata dal fatto che si fosse trasferito a causa della malattia del genitore. Il clima nella casa familiare, ha sostenuto l’uomo nelle diverse aule di tribunale, si era deteriorato proprio per colpa della ex moglie.
La donna, ha raccontato l’imputato, era diventata gelosa e possessiva nei suoi confronti. Tanto da spingere l’uomo a voler chiudere il loro rapporto. Ma una sentenza della Corte di Cassazione, rende noto su Repubblica l’avvocato Alessandro Simeone, specializzato in diritto di famiglia, ha messo la parola fine alla disputa.
A prevalere su dissidi e litigi, secondo gli ermellini, sarebbe proprio la circostanza dell’allontanamento dell’ex marito dalla casa coniugale. Tra gli obblighi e i principi che regolano la vita matrimoniale, infatti, la cui violazione può essere causa della separazione, c’è anche quello di dormire sotto lo stesso tetto. Una regola che può apparire antiquata considerando i ritmi e le abitudini moderne, che spesso tengono distanti le famiglie anche migliaia di chilometri.
Eppure, per il diritto i coniugi sono obbligati a condividere la casa comune, a meno che non subentrino circostanze particolari, come accordi specifici stipulati dalla coppia, o il sopraggiungere di situazioni talmente gravi da rendere impossibile la convivenza. Quella del supporto ad un genitore malato non è ritenuta tale dai giudici. Almeno nel caso dell’imputato messinese, che secondo la corte avrebbe potuto provvedere alle necessità della madre, continuando a vivere assieme alla moglie.
In sintesi, sul piano pratico cambia poco. Secondo l’esperto, infatti, l’uomo sarebbe stato condannato lo stesso a pagare per il mantenimento della ex moglie e della figlia.
L’interrogativo che si pone, secondo i familiaristi, è se possa essere davvero la sentenza di un giudice, magari basata su concetti che qualcuno ritiene ormai obsoleti, a dire di chi sia la "responsabilità morale" della fine di un’unione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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