Il virus sotto l'ombrellone: "Mare e sabbia sono sicuri"

Il problema sono gli esseri umani. Ci vorrà maggiore cautela ma la stagione turistica potrà ripartire. Lo dice l’epidemiologo Rezza (Iss)

Il virus sotto l'ombrellone: "Mare e sabbia sono sicuri"

Le vacanze al mare non sembrano così un miraggio. Certo, siamo ancora nella fase1, ma forse qualche speranza c’è di poter fare qualche bagno nel mare e, perché no, giocare con la sabbia.

Vacanze salve?

Anche perché, come spiega Gianni Rezza, direttore del reparto malattie infettive dell’Istituto superiore della sanità, a Quotidiano.net, non vi sarebbe alcun rischio di essere infettati mentre stiamo nuotando o ci rilassiamo sulla sabbia. La diluizione garantita dal mare risolverebbe il problema. E per la spiaggia sarebbe lo stesso. Secondo Rezza, pensare che toccare prima la sabbia e subito dopo il viso possa essere motivo di contagio, appare alquanto fantascientifico. Idem per l’acqua di mare. Il vero problema sono le persone.

Occorrerà una certa cautela

Dimentichiamoci quindi le spiagge affollate di agosto, dovremo assolutamente mantenere il distanziamento sociale anche sdraiati al sole. Cercando in questo modo di evitare una seconda ondata di coronavirus, ma facendo comunque ripartire l’economia. Come sottolineato da Rezza “occorrerà una certa cautela e, quando i numeri saranno molto bassi, assicurare un rigoroso tracciamento dei nuovi casi per isolare e spegnere i nuovi potenziali focolai, assicurando un rischio accettabile”. L’epidemiologo ha anche detto che queste sono scelte che toccano alla politica ma, secondo il suo parere, la situazione sta andando abbastanza bene e, se dovesse continuare a migliorare, si potrà parlarne. Basterà stare un po’ più distanzianti del solito e più attenti.

Si è detto certo che una volta che il governo darà il via libera, gli operatori turistici riusciranno a trovare soluzioni adatte. Come per esempio assicurare “le distanze di sicurezza, dotare gli inservienti e i bagnini di mascherine, prevedere servizi all’ombrellone e cose del genere sono ipotesi ragionevoli e credo praticabili”. Sull’idea dei box di plexiglass come epidemiologo sarebbe anche favorevole, ma qualche dubbio in fatto di comodità viene per forza.

Le tracce minime di virus nelle acque di scarico

In Francia sono state trovate tracce minime del virus in acque di scarico ma, come ha spiegato Rezza, il Covid-19, anche se in rari casi, può dare sintomi gastrointestinali, essere presente nelle feci e quindi finire nelle acque sporche. Una catena di trasmissione comunque improbabile.

Non particolarmente rilevante dal punto di vista della salute pubblica. Ancora presto comunque per parlare di vacanze al mare, ma la speranza che si possano fare comunque resta. L’importante sarà diminuire al minimo il rischio di contagi.

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