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Antiparassitario salva da Covid "Solo 12 centesimi per produrlo"

Un antiparassitario già in commercio ridurrebbe la mortalità nel 75% dei pazienti moderati o gravi infettati dal Covid. "Servono 12 centesimi per produrre la sostanza farmacologica", dicono i ricercatori

Antiparassitario salva da Covid "Solo 12 centesimi per produrlo"

E se la soluzione fosse più "facile" di quanto pensassimo? Un antiparassitario economico e neanche brevettato riuscirebbe, in modo significativo, a ridurre la mortalità nei pazienti Covid-19 con malattia moderata o grave.

Di cosa si tratta

Si tratta dell'invermictina, medicinale poco costoso per uso veterinario e umano contro i parassiti come la scabbia, l'oncocercosi e i pidocchi e può essere assunto per via orale oppure applicato sulla pelle per le infestazioni esterne. La scoperta arriva dall'Inghilterra, epicentro di questa seconda ondata di pandemia, ed esattamente dall'Università di Liverpool. Il Dott. Andrew Hill ed il suo team di ricerca hanno effettuato una ricerca meta-analitica, hanno cioè messo insieme i dati di più studi (in questo caso 18) condotti su questo antiparassitario, ed hanno visto che l'ivermectina è stata associata ad una ridotta infiammazione ed una più rapida eliminazione del Covid-19 con una riduzione del 75% del rischio di morte.

"Meno infezioni e meno contagi"

"È un farmaco generico usato in tutto il mondo. Servono 12 centesimi per produrre la sostanza farmacologica. Il farmaco costa 3 dollari in India, 96 dollari negli Stati Uniti", ha detto il dottor Hill al quotidiano internazionale britannico Financial Times. Tra l'altro, i ricercatori hanno anche ipotizzato che questo farmaco potrebbe rendere più difficile infettarsi e infettare chiunque altro ci sta accanto. "Se le persone che risultano positive al test per il Covid-19 vengono trattate immediatamente con un farmaco che elimina il virus rapidamente, questo potrebbe renderle meno contagiose", ha affermato il Dott. Hill. "Questa strategia di 'trattamento come prevenzione' funziona per l'HIV e dovrebbe ora essere testata per il Covid-19".

Tecnicamente, l'invermictina non è un antivirale ma questi risultati suggeriscono che il farmaco può godere anche di queste proprietà. I primi risultati sono definiti "incoraggianti" ma sono necessari ulteriori studi per avere prove sufficientemente solide da giustificare l'approvazione. Questo farmaco, infatti, non è ancora stato approvato nel Regno Unito e solitamente è di importazione francese. Nonostante diversi studi mostrino risultati favorevoli, i ricercatori sono cauti sul fatto che alcune ricerche potrebbero contenere errori, è per questo che si sta studiando tutto nei minimi dettagli.

Cosa dice lo studio australiano

Effettivamente, dell'invermictina si parlava già nella scorsa primavera, quando anche noi ci siamo occupati della notizia a cura della collega Giorgia Baroncini (clicca qui per il pezzo), in cui ricercatori australiani della Monash University di Melbourne, in collaborazione con il Doherty Institute, hanno testato questo farmaco in grado di uccidere il Covid-19 in sole 48 ore. Negli studi condotti dai ricercatori sulle colture cellulari, era stato scoperto che l'invermectina riusciva ad eliminare la carica virale del virus, appunto, in sole 48 ore. Quello australiano è stato, però, uno studio preclinico ed in provetta motivo per cui non si è ancora arrivati a dimostrare l'efficacia sull'uomo. I ricercatori inglesi, come accennato all'inizio, hanno messo insieme questi studi per cercare di capire se il farmaco funziona davvero ed accelerare, così, le procedure di approvazione per la cura al Covid-19.

Anche il Prof. Remuzzi, Direttore dell'Istituto Farmacologico Mario Negri di Milano, in un'intervista al Corriere, aveva definito "interessanti" i risultati ottenuti dai ricercatori australiani su questo farmaco. Attualmente, però, l'unico antivirale approvato a livello globale per il trattamento di questa malattia è il remdesivir della Gilead Sciences che ha mostrato un certo beneficio nell'accorciare i ricoveri ospedalieri, ma nessun chiaro effetto sulla mortalità o sulle cariche virali né una misura di quanto il virus circola nel flusso sanguigno di un paziente.

In ogni caso, l'unica arma contro il virus rimane l'enorme macchina che si è messa in moto da alcune settimane, ovvero quella del vaccino.

"La vaccinazione è fondamentale per la risposta all'epidemia", ha detto il dottor Hill. "Ma questo potrebbe aiutare a ridurre i tassi di infezione rendendo le persone meno contagiose e potrebbe ridurre i tassi di mortalità trattando l'infezione virale".

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