"Basta isterismi, la variante inglese non è più letale"

Il virologo del San Raffaele, Massimo Clementi, ne è certo: "La variante inglese non è più letale delle altre mutazioni del virus"

"Basta isterismi, la variante inglese non è più letale"

"La variante inglese del virus non è né più letale né più pericolosa". Ne è certo il virologo Massimo Clementi, direttore del laboratorio di Microbiologia dell'ospedale San Raffaele di Milano, che definisce "fuorvianti" le informazioni divulgate sulla variante inglese del Sars-Cov-2. "Basta isterismi", afferma nel corso di una intervista al quotidiano Il Giorno. Intanto, nell'ultima indagine sull'infezione, condotta dall'agenzia governativa britannica e datata al 12 febbraio 2021, risulta che in Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda del Nord "la percentuale di persone risultate positive a tutte le varianti del virus ha continuato a diminuire nella settimana terminata il 6 febbraio". Dunque, perché scatenare il panico?

Lo "spauracchio" della variante inglese

Potenzialmente più virulenta, verosimilmente più contagiosa. Da quando la variante inglese del Covid-19 - a dire il vero, le mutazioni del "ceppo canaglia" sarebbero 2 - ha cominciato a circolare in Europa, non si parla più di altro. "Uccide di più", tuona con tono apocalittico qualche esperto."Un migliaio di morti al giorno in poche settimane", gli fa eco un altro. Ma è davvero così? Insomma, ci sarà un'ecatombe? "Lo escludo categoricamente. - afferma il virologo Clementi - Sento dire insistentemente che si tratta di una mutazione molto più letale, ma non è così. Ho visto tantissimo allarmismo in queste settimane, ma ritengo non ce ne sia motivo. Bisogna riportare le cose dentro il giusto contesto". Poi aggiunge: "È vero che ha una contagiosità maggiore, diciamo nell'ordine del 20-30% in più, ma questo non ci deve sorprendere: è nella natura del virus mutare ed evolversi continuamente. Ricordiamoci che il Covid, quando arrivò in Europa l'anno scorso, era già mutato rispetto alla versione cinese, adattandosi alla popolazione europea".

Lo studio nel Regno Unito: "Non è più letale"

Secondo i risultati dell'indagine rapida condotta il 4 e 5 febbraio da Iss e ministero della Salute, con la collaborazione dei laboratori regionali, la variante inglese si è diffusa nell'88% delle regioni (16 su 20) con alcune aree di maggior prevalenza rispetto ad altre. Il dato, seppur rilevante, non implica necessariamente un (nuovo) stadio avanzato della pandemia. Stando a quanto riporta l'edizione odierna del quotidiano La Verità, nell'ultima indagine sull'infezione da Covid datata 12 febbraio e condotta dall'agenzia governativa britannica, risulta che in Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda del Nord "la percentuale di persone risultate positive a tutte le varianti del virus ha continuato a diminuire nella settimana terminata il 6 febbraio". Ma l'aumento del tasso di mortalità come si spiega, allora? Potrebbe domandarsi qualcuno. "Le ragioni di un tasso di mortalità elevato non sono del tutto chiare - scriveva qualche giorno fa il New York Times. - Alcune prove suggeriscono che le persone infettate dalla variante possono avere cariche virali più elevate, una caratteristica che potrebbe non solo rendere il virus più contagioso, ma anche potenzialmente minare l'efficacia di alcuni trattamenti. Ma gli scienziati stanno anche cercando di capire quanto dell'aumento del rischio di morte possa derivare dalla propensione della variante a diffondersi molto facilmente in contesti come le case di cura, dove le persone sono già vulnerabili". Il quotidiano statunitense comunque chiariva:"La maggior parte dei casi di Covid-19, anche quelli causati dalla nuova variante, non sono fatali". Per Luciana Borio, la scienziata italiana nella task force per l'emergenza sanitaria del presidente statunitense Joe Biden, ritiene che non vi sia "alcuna spiegazione biologica del motivo per cui la variante dovrebbe essere più letale".

La contagiosità tra adolescenti e bambini

Dato per certo che la variante B117 del ceppo inglese non sia più letale delle altre, resta da chiare la casistica relativa agli under 18. Molti scienziati ritengono che la nuova mutazione colpisca soprattutto adolescenti e bambini, più di quanto non abbiano fatto gli altri "affini" del Sars-Cov-2. C'è da fidarsi? "Non è affatto così: colpisce tutti, indistintamente. - smentisce il virologo Clementi -Lo confermano anche recenti studi fatti in Inghilterra, in cui emerge chiaramente come il nuovo ceppo colpisca tutte le fasce d'età". Gli dà man forte Patrick Vallance, capo consigliere scientifico del governo britannico, che al Financial Times ha dichiarato:"Per i bambini sani e i giovani adulti, che è estremamente improbabile che muoiano per Covid-19, la letalità aggiuntiva di B117 avrebbe un effetto minimo sul loro rischio assoluto. Al contrario, avrebbe un grande impatto sulle persone con più di 80 anni che erano già ad alto rischio".

Il rebus sui vaccini: funzionano per tutte le mutazioni?

Gira che ti rigira, il dilemma è sempre lo stesso: i vaccini attualmente a disposizione sono efficaci anche per le nuove mutazioni? "C'è la preoccupazione che queste varianti, compresa la brasiliana e la sudafricana, possano rendere inefficaci le vaccinazioni. - spiega l'esperto del San Raffaele -Così non è, perché queste mutazioni non rendono il virus immune agli attuali vaccini. Pfizer e Moderna funzionano perfettamente. Sono efficaci al 100%". Dunque, a conti fatti, perché invocare l'ennesimo (drammatico) lockdown? "La tesi di un nuovo lockdown per arrivare ad «azzerare» la malattia Covid non tiene conto di come il virus, che la causa, non smetta di esistere, e neppure di mutare, se se ne circoscrive la circolazione", scrivono sul Foglio Alberto Mingardi, direttore generale dell'Istituto Bruno Leoni e l'epistemologo Gilberto Corbellini.

Poi aggiungono:"Che alla strategia dell'eradicazione - della malattia o del virus? - credano persone che non hanno che vaghi ricordi delle lezioni di biologia al liceo è comprensibile, ma che la difendano dei microbiologi, virologi, epidemiologi, eccetera, è preoccupante".

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