"Quella voce non è di Ramy". Ecco la verità sulla telefonata al 112

Emerge un'altra verità su quanto successo nello scuolabus. È Adam e non Ramy il ragazzino-eroe che ha chiamato i soccorsi

"Quella voce non è di Ramy". Ecco la verità sulla telefonata al 112

La verità, molto probabilmente, non verrà mai fuori. La cronaca del dirottamento dello scuolabus sulla Paullese è stata piegata a fini politici. E nulla potrà smontare la vulgata costruita ad hoc dalla sinistra per tornare a riproporci il dibattito sullo ius soli. Contrariamente a quanto sostenuto, negli scorsi giorni, sul mezzo dato alle fiamme da Ousseynou Sy, sarebbe del dodicenne Adam e non dell’amico Ramy, il 13enne finito nel vortice delle polemiche sulla concessione della cittadianza italiana, la voce della telefonata in cui avvertiva l'operatore del 112 di quanto stava succedendo (ascolta qui).

"Signore, la prego, mandi qualcuno, non è un film, questo". L'audio è diventato pubblico poco dopo il blitz dei carabinieri che ha messo fine alla follia del terrorista senegalese. Ma solo oggi, grazie a un'intervista pubblicata dal settimanale Oggi, viene fuori a chi appartiene veramente la voce. Non sarebbe, infatti, di Ramy ma di Adam. "Chiara piangeva tantissimo, non sapevamo come consolarla", racconta il ragazzino che sullo scuolabus era vicino proprio a Rami, il suo migliore amico. È stato quest'ultimo a nascondere prontamente il cellulare con cui Adam è riuscito a dare l’allarme al 112. "Avevo riconosciuto l’insegna di un ristorante di Peschiera Borromeo dove andiamo spesso a mangiare con la mamma e il papà", spiega Adam ai microfoni di Oggi, mentre palleggia col fratello Amin nel cortile di casa. All’agente Adam ha detto: "Siamo vicini alla Fabbrica dei sapori, correte". Tutto il resto, poi, è cronaca.

"Essere cittadino italiano è il suo sogno, spero che si avveri, inshallah", racconta la madre di Adam, Hasnaa Ouriad, che ora si aspetta un riconoscimento analogo a quello concesso da Matteo Salvini a Ramy. A Oggi, però, Adam ammette che ci sono altri "eroi" dimenticati dalla vulgata. C'è, per esempio, Niccolò. "Il nostro amico si era offerto come ostaggio - svela il 12enne - siamo stati tutti coraggiosi, ma Niccolò di più".

Nell'intervista Hasnaa Ouriad racconta anche quando è corsa al commissariato insieme al marito. Si è seduta in un angolo e ha pregato: "Tu che puoi tutto, salvali. Tu che puoi tutto, proteggili".

"Come avrei potuto pregare solo per mio figlio? Quei bambini li conosco tutti da quando sono alti così - conclude la donna - chi non è in classe con Adam gioca a calcio con lui o viene per merenda. Pregavo per tutti".

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