Mauro Magatti è professore ordinario di Sociologia presso l'Università Cattolica di Milano. Editorialista del Corriere della Sera, ha fornito a ilGiornale.it la sua interpretazione dei cambiamenti sociologici portati da Giovanni Paolo II al rapporto tra Papa e fedeli nella Storia novecentesca della Chiesa.
Come Giovanni Paolo II ha contribuito a ridefinire la percezione del Papa e il suo rapporto con i fedeli?
Rivisitando la tradizione. Il Papa è sempre stato una figura di riferimento popolare, ma in epoca moderna già Giovanni XXIII aveva fatto capire che in particolare la televisione e i mass media avrebbero potuto trasformare il ruolo del Papato. Giovanni Paolo II, spontaneamente, per il tipo di personalità, per l'approccio che aveva con la realtà, aveva un fortissimo impatto televisivo. Questo ha certo cambiato la percezione, coinvolgendo direttamente i fedeli e assumendo una dimensione internazionale favorita anche dalla trasformazione della televisione stessa, che in quegli anni è diventata da nazionale a internazionale, grazie a diversi processi come le tv private e poi le tv satellitari.
Ha incrociato il suo carattere con le trasformazioni della nostra società e del mezzo televisivo e questo ha cambiato molto la natura del Papato.
Sulla stampa vengono presentate numerosi paralleli con Papa Francesco: quanto c'è di vero?
Certamente la Chiesa è un'istituzione perfettamente consapevole dell'elemento comunicativo. Né Wojtyla né Bergoglio stati scelti perché avevano un profilo comunicativo particolarmente evidente. Ciò che li accomuna è l'effetto che si è prodotto sulla loro persona dopo l'elezione a Pontefice: questo loro esporsi non in maniera esibizionistica ma come uomini della Fede, in qualche modo senza veli rispetto a tutta quella che era la loro percezione del mondo. Questo li ha resi e li rende molto comunicativi.
La causa di canonizzazione di Giovanni Paolo II ha avuto tempi insolitamente brevi: si è parlato di una canonizzazione a furor di popolo...è corretto?
Io non credo. Certo, Giovanni Paolo II ha avuto una tale presa diretta sui fedeli e in generale sull'opinione pubblica per cui si è prodotta una pressione fortissima che è facile immaginare abbia un po' accelerato tutto. La vita dei Santi, la canonizzazione, è un racconto, in particolare di un uomo di fede che la Chiesa riconosce aver avuto un carattere di cristiano pienamente realizzato. Da questo punto di vista si capisce perché la Chiesa abbia assecondato quella pressione di cui parlavamo prima.
Perché canonizzare Wojtyla insieme proprio a Roncalli?
Vi sono molteplici significati. Innanzitutto perché erano due percorsi avanzati e poi per dare il senso della presenza della Chiesa nel Novecento. Certamente Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII hanno colto sfaccettature diverse della Cristianità e dell'esperienza della Chiesa.
Francesco ha voluto smussare le eventuali contrapposizioni che talvolta venivano fatte tra i due e marcare il fatto che l'essere cristiani può assumere forme diverse e esprimersi secondo personalità diverse ma sempre in un'unità.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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