Bocciata da parte del professor Alberto Zangrillo la divisione cromatica per le regioni. Praticamente la soluzione che da mesi il governo sbandiera come risoluzione dell’emergenza Covid-19. E invece il primario di terapia intensiva e rianimazione dell'Irccs San Raffaele di Milano e prorettore dell'università Vita-Salute, ha spiegato all’Adnkronos Salute che si devono mantenere i nervi saldi per seguire attentamente quello che avviene nelle strutture ospedaliere e che "un elevato numero di contagi non si traduce necessariamente in un'emergenza sanitaria". In base a questo, applicare una misura coercitiva su base cromatica potrebbe essere utile ma solo in casi estremi, non come prevenzione.
Zangrillo: "Ospedali in Lombardia non in sofferenza"
Zangrillo ha così cercato di chiarire il suo pensiero su quanto potrebbe verificarsi nei prossimi giorni sulla base delle regole proposte dall'Istituto superiore di sanità. Tali regole potrebbero già da adesso far tornare rosse alcune regioni d’Italia, tra queste la Lombardia. Il professor Zangrillo che lavora da mesi sul campo una qualche idea di come stia veramente la regione dove vive e lavora ce l’ha.
"Io lavoro e osservo: le strutture sanitarie della mia regione non sono in sofferenza. Dal 22 dicembre nel mio ospedale ricoveriamo una media di 4 pazienti Covid al giorno. I medici sul territorio fanno la loro parte e purtroppo continuano a morire molte persone indipendentemente dall'infezione virale" ha tenuto a precisare Zangrillo.Il primario ha espresso anche il suo parere riguardo al fatto che la Lombardia, con 250 nuovi contagiati per 100mila abitanti, potrebbe diventare rossa in modo automatico. "Io sono un povero medico ospedaliero che si preoccupa di gestire con tempestività e qualità la diagnosi e la terapia della patologia. Ma credo che la mitigazione dell'incidenza di patologie gravi da infezione virale dipenda nell'ordine: da cure corrette e tempestive, dalla responsabilità di ognuno e solo in casi estremi si debba applicare la misura coercitiva su base cromatica" ha spiegato il professore.
Tanti contagi non significano emergenza sanitaria
Inoltre, Zangrillo ha sottolineato che un alto numero di contagi non significhi per forza un’emergenza sanitaria. Anche perché, come da lui stesso affermato, “convivere con i virus, non con il virus richiede: nervi saldi, grande attenzione ai numeri della clinica, profilassi vaccinale con un piano realistico e non utopistico, credere nell'azione di un sistema sanitario che si occupi con tempestività e rigore di tutte le patologie.
Basta con i titoli ad effetto dei media che servono solo a disorientare, spaventare e proporre banalità". La situazione quindi non sarebbe così preoccupante come molti vogliono far credere alla popolazione, spaventandola.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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