Zangrillo: "Vi spiego perché adesso il virus è in letargo"

Ospite di Un giorno da pecora, Alberto Zangrillo ha detto la sua sull'attuale situazione epidemiologica e sull'uso delle mascherine all'aperto

Zangrillo: "Vi spiego perché adesso il virus è in letargo"

Alberto Zangrillo non fa un passo indietro rispetto a quanto detto un anno fa sul virus, quando dichiarò che era clinicamente morto. "Non rinnego nulla, la traduzione che venne fatta di quella frase fu volutamente maliziosa", ha dichiarato oggi il primario di Rianimazione dell'ospedale San Raffaele di Milano, che quindi specifica: "Oggi il virus è in letargo". Il professore, quindi ha sottolineato che nel pronto soccorso del suo ospedale quest'oggi c'era il pieno di pazienti con altre malattie.

"Non esistono fortunatamente pazienti con insufficienza respiratoria da Sars-CoV-2. Questo per me vuol dire che il virus è clinicamente... In letargo", ha dichiarato Alberto Zangrillo ai microfoni di Un giorno da pecora, che poi ha proseguito: "Può darsi che si risvegli? Speriamo di no". Il medico dell'ospedale San Raffaele, quindi, ha sottolineato che "Il virus esiste come esistono centinaia di virus. Adesso stiamo cercando questo, quindi troviamo questo, però se ne cercassimo altri ne troveremmo altri e quello che è certo è che dobbiamo affrontarlo con attenzione, evitando di fare le cassandre, ma anche di fare degli indovini".

Il direttore dell’Unità operativa di Anestesia e rianimazione generale poi ha affrontato l'argomento mascherine, che per Alberto Zangrillo all'aperto "non hanno alcun senso. Negli ultimi giorni ho scosso la testa quando mi è capitato di incontrare persone che in mezzo al bosco, in un sentiero lungo il corso di un fiume, avvicinandomi mettevano la mascherina terrorizzati perché arrivava l’untore". Un comportamento che Alberto Zangrillo stigmatizza, perché "non ci porta a quella consapevolezza, a quell’equilibrio mentale e psicologico dell’evidenza, dell’obiettività, dell’informazione corretta. Senza questa informazione corretta saremo tutti un popolo di beoti che segue chi la spara più grossa".

Nei mesi precedenti, il primario del San Raffaele ha avuto modo di scontrarsi con Massimo Galli o Andrea Crisanti sulle questioni legate al coronavirus. Stuzzicato dai conduttori di Un giorno da pecora, che gli hanno chiesto se andrebbe mai a cena con loro, il primario ha ribattuto diplomaticamente: "Queste cose le riservo agli amici, quindi con gli amici che non ho potuto frequentare e sicuramente non con persone che mi è capitato di incrociare ma che non avrei mai frequentato nella mia vita per altri motivi". Quindi la polemica non è chiusa, anzi.

Per il medico, l'errore più grande dell'ultima pandemia è stato "creare dei personaggi veri e propri che ad un certo punto si sono autoalimentati e sono entrati in competizione, hanno disorientato, passando molto tempo sui media a creare disagio".

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