Cubeddu: "Giusto resistere. Calpestate le libertà individuali"

Intervista al pensatore liberale Raimondo Cubeddu: "Inaccettabile violare la riservatezza di chi non commette reati"

Cubeddu: "Giusto resistere. Calpestate le libertà individuali"

Piero Ostellino, sul Corriere della se­ra di due giorni fa, il 17 gennaio, ha firmato un articolo dal titolo «L’at­tacco alle libertà individuali» nel quale denuncia la violazione della privatezza e della dignità commes­sa nell’inchiesta del caso Ruby. Un’opinione così «controcorrente» da suscitare commenti e discussio­ni. Che qui vogliamo continuare.

Raimondo Cubeddu, do­cente di Filosofia politica e pen­satore non allineabile, come tut­ti i veri liberali, su posizioni di de­stra o di sinistra, non è solo uno dei nostri più autorevoli studiosi del liberalismo, ne è anche un in­­terprete rigoroso: senza dubbi e senza distinguo. Garantire le li­bertà individuali, ossia la digni­tà, la privacy, il diritto alla riserva­tezza, di qualsiasi persona, in qualsiasi contesto, è un dovere assoluto.
È così professore? La liber­tà individuale è sacra, sem­pre e comunque?
«Sempre e comunque».
Anche se si tratta di un’alta carica dello Stato coinvolta in uno scandalo sessuale?
«Sì,anche in questo caso.E so­prattutto se si pensa che, nel ca­so Ruby, l’indagine si concentra non su comportamenti crimina­­li, ma morali. Il che è una follia».
Perché è una follia?
«Ammettiamo pure che tutte le cose che raccontano le inter­cettazioni siano vere, e che dav­vero nell’abitazione del premier sia successo quello che si dice. Bene: rimane il fatto che, alme­no secondo le rivelazioni dei giornali, non è emersa alcuna de­nuncia da parte delle ragazze coinvolte nelle feste. Non si ri­scontra alcuna ipotesi di violen­za o coe­rcizione da parte di qual­cuno nei confronti di qualcun al­tro. Insomma: le carte finora no­te registrano solo comporta­menti volontari, forse - ma è an­cora tutto da provare - dietro un corrispettivo economico. L’uni­co punto “critico” è il fatto che sia coinvolta una minorenne, ma dev’essere dimostrato che chi eventualmente ha avuto rap­porti sessuali con la ragazza fos­se a conoscenza della sua età. Per il resto, non esiste nessuno che ha compiuto, o subìto, un torto».
Però è in corso un’inchie­sta giudiziaria. E di fatto è già iniziato anche un pro­cesso mediatico.
«Ed è gravissimo. Perché per ora non ci sono reati, ma solo ­semmai - comportamenti im­morali. È qualcosa di incredibi­le: si è aperta un’inchiesta e si so­no usate delle intercettazioni per qualcosa che attiene alla sfe­ra morale! Capisce? Morale! La cosa ridicola è che tutto questo accade in un Paese come l’Italia, dove di solito chi si azzarda a sbandierare la necessità di una morale sessuale si prende imme­diatamente una pernacchia. Quando non viene bollato co­me bacchettone, o omofobo nel caso si permettesse di commen­­tare, chessò, l’omosessualità di un politico.. Che Berlusconi deb­ba rispondere in tribunale nel ca­so di violazione della legge o di abuso della propria carica, è ov­viamente sacrosanto. Ma che si utilizzino strumenti investigati­vi per verificare “reati” attinenti alla sfera morale e sessuale, è inaccettabile. E che addirittura si intercettino le conversazioni di persone solo perché sono en­­trate in una casa privata, e i loro nomi e volti poi finiscono sui giornali- senza che sia dimostra­to alcun reato- è una cosa inaudi­ta ».
Come reagisce un liberale come lei di fronte al fatto che c’è qualcuno disposto a infamare dieci o venti ra­gazze in cambio della possi­bilità di incriminare un uo­mo politico?
«Non ci sono parole. Che in al­cuni casi particolari, come la pre­venzione di atti terroristici o la lotta all’evasione fiscale,si apra­no­delle indagini basate sulle in­tercettazioni, già è una cosa che faccio fatica a capire e ad accetta­re. Ma posso chiudere un oc­chio in nome di una superiore esigenza di sicurezza. Posso cioè, facendo violenza alla mia natura liberale, contrabbanda­re un pez­zo della mia libertà per­sonale in cambio di un bene “ su­periore”. Esistono cioè casi ecce­zionali nei quali si possono rive­dere le procedure di garanzia dei diritti individuali, ma certo non eliminarle. In fondo, accet­tare di commettere un piccolo male per produrre un bene, è la dannazione della politica. Però dietro deve esserci una ragione davvero molto importante. Ma che un magistrato autorizzi del­le intercettazioni per “ reati”di ti­po morale... beh, di fronte a que­sta cosa si deve fare resistenza, resistenza, resistenza».
Quando e quanto l’interes­se pubblico può entrare nel­la sfera delle libertà indivi­duali?
«Di per sé non deve entrarci. E, per stare al caso concreto, nes­suno può negare una felice vita sessuale ad alcuno, nemmeno a una alta carica dello Stato. Detto questo...»
Detto questo?
«Visto che anche la vita sessua­le di un premier è, di fatto, ogget­to di giudizio da parte dell’opi­nione pubblica né più né meno delle sue decisioni in politica estera o economica, è consiglia­bile per lui ridurre il più possibi­le eventuali conflitti. La condot­ta di un uomo politico deve esse­re sempre improntata alla pru­denza, fosse solo per non mette­re in imbarazzo i propri sosteni­tori e non prestare il fianco agli oppositori. Il politico, fosse solo per motivi cinicamente utilitari­­stici, deve essere più prudente degli altri. Certo, poi ci sono i giornalisti che vogliono sapere tutto...».
E i magistrati che passano loro le informazioni. An­che quelle penalmente irri­levanti...
« Si chiama mettere alla gogna dei cittadini. E questo è gravissi­mo. Chi gestisce un potere non può permettersi di farlo in modi troppo “allegri”,questo è sconta­to: per sua stessa natura la politi­ca più è “triste”, più è autorevo­le. Però che una persona sia in­tercettata e che il suo nome e la sua immagine diventino pubbli­ci, senza che ci siano denunce, notizie di reato o accuse circo­stanziate, questo è intollerabile. Di più: è un imbarbarimento.

La cosa grave è che di tutto ciò la gente non se ne accorge, non ne percepisce i rischi».
Quali?
«Oggi gode a leggere sui gior­nali di questo circo, domani piangerà quando finirà in piaz­za per delle cose private dette al telefono».

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