Querceto, il Castello del Chianti Classico

L’azienda che da oltre cento anni è in mano alla famiglia François è tra quelle che più tutela l’integrità di un territorio leggendario e la sua espressività. In particolare con due cru Gran Selezione, il raffinato La Corte e l’austero Il Picchio

Querceto, il Castello del Chianti Classico
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Il Chianti Classico nella sua assoluta purezza. Questa è da sempre la missione di Castello di Querceto, l’azienda della famiglia François, che fu tra le fondatrici del consorzio del Chianti Classico nel 1924. Quel giorno di maggio di cento anni fa, davanti al notaio Pianigiani, si presentarono 33 aziende e Castello di Querceto fu l’unica rappresentata da due donne, Elvira Colombini e Marianna Codacci, madre e zia di Carlo François. Ciò per fare capire come si tratti davvero di un’azienda di famiglia, tra le poche nel territorio a detenere da più di un secolo la proprietà. E come la tutela della tradizione si sposi sempre nei François con la rottura degli schemi.

Castello di Castello di Querceto si trova sulle alte colline di Greve in Chianti. La tenuta si estende su 190 ettari, 65 dei quali vitati. I vitigni sono quelli classici del Chianti, e quindi il Sangiovese la fa da padrone, ma si coltivano anche altre tipologie internazionali che vanno a formare i diversi cru IGT frutto degli studi di zonazione effettuati sin dagli anni Settanta da Alessandro François. L’azienda è impegnata anche sul fronte della sostenibilità: Castello di Querceto è infatti certificato da “ViVa”, programma del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica che ogni due anni verifica l’impatto aziendale.

I due vini di punta sono in ogni caso i Chianti Classico Gran Selezione La Corte e Il Picchio, dei quali è in uscita l’annata 2020. La Corte è un Sangiovese in purezza che nasce nel vigneto omonimo di 3,4 ettari, su terreni in prevalenza sabbiosi, ricchi di magnesio ed esposti a sud/sud-ovest, dai 440 ai 470 m slm. “Il mio bisnonno all’inizio del Novecento decise di scommettere sulla vigna de La Corte, che impiantò pionieristicamente solo con Sangiovese – racconta Alessandro François -. Io ho raccolto il suo testimone e ho cercato di seguire un metodo rigoroso per valorizzare al meglio quel vigneto e altre parcelle preziose”. Nato nel 1904 e trasformato nel 1978 in quello che è ora, La Corte con la vendemmia 2017 è classificato come Chianti Classico Gran Selezione, dopo essere stato Vino da Tavola e Igt Colli della Toscana Centrale. Il Picchio invece è un Sangiovese quasi in purezza (c’è una minima percentuale di Colorino), da uve provenienti da un singolo vigneto di 4,5 ettari a 450 metri con orientamento a est/sud-est, ricchi di argilla (circa il 35%), calcare e microelementi quali ferro e manganese. Nato nel 1988, Il Picchio è stato promosso da Chianti Classico Riserva a Gran Selezione con la vendemmia 2011 uscita sul mercato nel 2014.

I due vini sono sottoposto allo stesso processo produttivo: fermentazione e macerazione in acciaio a temperatura controllata per circa due settimane, maturazione in barriques e tonneaux di Tronçais ed Allier per 12 mesi e affinamento in bottiglia per 6 mesi prima del lancio sul mercato. Le loro caratteristiche stilistiche sono simili ma differiscono per quello che i suoli forniscono loro. La Corte, erbaceo e balsamico, è sinuoso ed elegante al contempo. Il Picchio, con le sue note terziarie di cioccolato e caffè, è più potente e austero.

L’annata 2020 in particolare è contrassegnata da un notevole equilibrio, garantito da un andamento climatico quasi ideale, con una stagione vegetativa leggermente ritardata, una tarda primavera piovosa, un’estate calda ma con buone escursioni termiche, che sono sinonimo di acidità e aromi affilati.

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