Cuffaro interrogato per 3 ore: «Non ho mai preso tangenti»

da Roma

Secondo interrogatorio di Totò Cuffaro al processo che lo vede imputato di favoreggiamento aggravato in associazione mafiosa. Ieri il pubblico ministero ha chiesto chiarimenti su una serie di telefonate, 57 per l’esattezza, che si sarebbero svolte tra Cuffaro e un esponente del Sisde che telefonava sia al suo cellulare che al telefono fisso della presidenza. Il presidente, che ha ammesso il rapporto di lavoro e amicizia con un esponente del Sisde, ha detto di non ricordare quando e dove si sarebbero sentiti per telefono. L’interrogatorio da parte dell’accusa è stato puntato a verificare soprattutto le dichiarazioni del pentito Francesco Campanella (un tempo amici di partito del governatore Cuffaro, quando erano all’Udr), a proposito di una tangente che il politico avrebbe chiesto per la realizzazone di un ipermercato a Villabate, comune dove Campanella è stato sindaco. Cuffaro ha risposto con tono perentorio al pm che gli ha posto la domanda, Maurizio De Lucia: «La vicenda di questa tangente mi offende. Io ho avuto rapporti, in qualità di assessore, con decine di imprenditori. In Sicilia ho portato le più grandi aziende. E avrei dovuto chiedere la tangente da 5 miliardi? Inoltre da sempre sono contrario alle grandi infrastrutture commerciali».

Cuffaro si è anche lamentato del modo in cui vengono utilizzate le dichiarazioni di Campanella: «Dice tante cose che non sono vere. Dice bugie. Però quando le dichiarazioni sono su di me vengono aperte inchieste. Quando sono su Lumia, e vengono confermate da altri, non succede niente».

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