I punti chiave
La censura che ha colpito le più importanti opere dello scrittore Roald Dahl, morto nel 1990, ha fatto indignare gran parte dell’opinione pubblica e del mondo della letteratura. Dal celebre autore Salman Rushdie al primo ministro britannico Rishi Sunak, in molti hanno condannato lo stravolgimento delle storie e della creatività di Dahl in nome dell’inclusione. Al coro indignato si unisce anche la voce della regina consorte Camilla, appassionata lettrice che ha voluto esprimere una posizione netta in merito, tentando di frenare con la ragione l’ondata di politicamente corretto e “cancel culture” che rischia di soffocare il pensiero dell’umanità intera.
“È vergognoso”
No a parole come “pazzo”, “nano”, “grasso”, “papà”, “mamma”, o espressioni come “donna delle pulizie” nei romanzi del famosissimo scrittore britannico. Sarebbero razziste e misogine secondo la casa editrice “Puffin Books” che, in accordo con la Roald Dahl Story Company, cioè gli eredi di Dahl, ha deciso di cancellarle e sostituirle con altre considerate meno intolleranti e offensive. Una scelta delirante che non favorisce l’inclusione ma, al contrario, vorrebbe escludere dei termini di uso comune che, di base, non hanno nulla di razzista. In tal modo, infatti, si stigmatizza la parola, caricandola di un’aura di negatività che, almeno in casi simili, non possiede per natura. Si adottano gli stessi metodi fondamentalisti di chi fondamentalista e intollerante lo è davvero.
Un’operazione pericolosissima, questa, anche perché impoverisce il linguaggio e, quindi, il pensiero, costruendo intorno alle nostre menti una gabbia con sbarre fatte di paura e oppressione. Contro la censura dei libri di Dahl si sono scagliati autori famosi come Salman Rushdie, che ha dichiarato: “Una censura assurda, si vergognino”, Paola Mastrocola, la quale ha detto senza mezzi termini: “Riscrivere un libro è un atto di violenza inaudita”, il premier britannico Rishi Sunak: “Le opere di letteratura vanno preservate”. Alle tante voci indispettite da quella che sembra una sorta di purga letteraria si aggiunge anche quella di un’amante dei libri: la Regina consorte Camilla.
“Nessun limite all’immaginazione”
Nel gennaio 2021 la Regina consorte Camilla lanciò su Instagram la sua “Reading Room”, un punto di ritrovo virtuale per i lettori di tutto il mondo. In realtà l’idea nacque nel 2020, in piena pandemia, quando l’allora duchessa di Cornovaglia condivise, proprio su Instagram, la lista di alcuni dei suoi libri preferiti. La lodevole iniziativa è cresciuta con il tempo, diventando una charity, dando vita a un sito Internet e a un festival della letteratura in programma per il prossimo 11 giugno a Hampton Court Palace.
Lo scorso 23 febbraio, per celebrare il secondo anniversario della “Reading Room”, la Regina consorte Camilla ha tenuto un discorso a Clarence House, esortando gli scrittori a seguire la fantasia, rispettando la loro voce interiore che dà forma alle storie: “Vi prego, rimanete fedeli alla vostra vocazione, non lasciatevi ostacolare da coloro che vogliono frenare la vostra libertà d’espressione o porre limiti alla vostra immaginazione”. La sovrana consorte ha chiuso il discorso con una frase perentoria, ma carica di significato: “Ho detto abbastanza”.
Il discorso elegante ma schietto, il suo tono di voce pacato ma fermo e quella conclusione così netta, seguita da lunghi applausi, sono stati interpretati dalla stampa internazionale come una critica velata, ma non per questo meno efficace, alla censura dei libri di Roald Dahl. La Regina consorte è riuscita a darci una grande lezione sui significati di libertà e fantasia mantenendo l’aura di imparzialità imposta alla Corona. Camilla, da lettrice appassionata e donna matura e ragionevole, sa che non è possibile e non è giusto cancellare qualcosa solo perché non ci piace.
Sa anche che le storie sono frutto dell’immaginazione, del background, delle esperienze degli autori. Della vita, che non è mai di un solo colore. Proprio questo arricchisce le persone. Come diceva Umberto Eco: “Chi non legge a settanta anni avrà vissuto una sola vita, la propria. Chi legge avrà vissuto cinquemila anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’Infinito. Perché la lettura è un’immortalità all’indietro”.
Viene da aggiungere che chi legge opere manipolate arbitrariamente alla fine non avrà vissuto nemmeno la propria vita.
Quanti sperano di realizzare un’utopia attraverso la “cancel culture” dimenticano (o fingono di dimenticare) che le utopie sono irrealizzabili e non sono sane, perché annichiliscono e annientano l’individualità. Si parla di favorire la diversità, ma con queste censure la si distrugge.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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