Se "Natale" è una parola offensiva

E dire che l'Inghilterra è la patria della tolleranza. In effetti ce ne vuole tantissima per riuscire a sopportare l'intolleranza degli ipercorretti

Se "Natale" è una parola offensiva

E dire che l'Inghilterra è la patria della tolleranza. In effetti ce ne vuole tantissima per riuscire a sopportare l'intolleranza degli ipercorretti, coloro che, per «rispettare» ogni minoranza possibile, finiscono per essere più talebani degli studenti afghani. La parola «studenti» non è usata a caso: primo, perché i talebani nascono, appunto, come «studenti» (e quello significa la parola, in pashtu); secondo, perché è proprio per «rispettare e valorizzare» gli studenti che l'Università di Brighton ha redatto un vademecum di regole linguistiche che il personale dovrebbe seguire per non offendere nessuno. Insomma per omaggiare il totem (che in realtà è un tabù, e bello grosso) dell'«inclusività».

Se già sentire parlare di vademecum linguistico vi ha fatto rabbrividire, sappiate che a Brighton hanno scoperto un vocabolo terribilmente offensivo: Natale. I docenti e i membri dell'Università dovrebbero evitarlo, perché potrebbe ferire la sensibilità di chi non è cristiano (come e perché, non si capisce). Per esempio, un prof non dovrebbe augurare «Buon Natale», dovrebbe dire «Buone feste». E per che cosa si festeggia? Chi lo sa... E poi è meglio parlare di «chiusura invernale», non di chiusura natalizia dell'ateneo. E perché si chiude proprio a cavallo del 25 dicembre? Mistero.

Sembra surreale, orwelliano, idiota, assurdo, inconcepibile, indegno per un'università, cioè un luogo che dovrebbe sostenere e accrescere la cultura, anziché distruggerla, ma tant'è: oggi esiste un'espressione come cancel culture, che non si sa se sia un ossimoro beffardo, o un'autodenuncia di stupidità perversa. Dopo che il vademecum è finito sul Daily Mail, dall'Università di Brighton hanno smentito che sia stato «proibito» di usare la parola Natale (e ci mancherebbe...) e hanno precisato che si tratta soltanto di una serie di consigli, per cui ciascuno può liberamente ignorarli (e allora non sarebbe stato meglio non darne nessuno?). Sempre nel vademecum, poi, si dice che «il linguaggio e il significato sono potentemente condizionati dalle norme dominanti della cultura nella quale esistono».

Una scoperta illuminante. Che, messa a frutto, ha portato all'idea, certo non nuova ma sempre terrificante, di mettere in bocca agli altri solo le parole ritenute «ammissibili» e di vietare quelle «sbagliate». Buon Natale, comunque.

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